31.12.08

Piovono bombe

Piovono bombe dal cielo di Gaza.
Bombe molto intelligenti, destinate a scovare ed annientare i pericolosi terroristi (molti dei quali sono anziani e bambini) appartenenti al movimento politico che ha vinto regolari elezioni: Hamas.
Daranno a Israele la tanto agognata "sicurezza"?





Facciamo un passetto all'indietro.
Cos'è Gaza? Edward Said, l'intellettuale pacifista, fondatore con Daniel Barenboim della West-Eastern Divan Orchestra, la definisce come una grande gabbia per animali, circondata da tre lati da filo elettrico, spazzata dai raid dell'aviazione israeliana, esposta ai tiri dei carri armati, senza possibilità di scampo. Una specie di grande ghetto dal quale non si può uscire, isolato dal resto del paese. Se poi l'Egitto chiude il valico di Rafah, allora si trasforma in una trappola mortale.
I politici e l'opinione pubblica, in Europa e Nordamerica, ci restituiscono un'immagine del successo di Hamas in questo territorio come una piaga islamista da estirpare con decisione per trovare una soluzione pacifica per questa zona. Ma per poter credere a questa favola occorre davvero essere ingenui/e, o non aver mai seguito gli avvenimenti di questi anni in Medioriente.
Nel 1993 Arafat firmò con Shimon Peres gli Accordi di Oslo. Questi si basavano unicamente sulla risoluzione 242 delle Nazioni Unite, la quale riconosceva solo i diritti degli Stati esistenti, senza alcun riconoscimento dei diritti nazionali dei palestinesi garantiti da altre risoluzioni della stessa ONU. Anche il ritiro dai territori occupati non ricevette alcuna garanzia dall'accordo, rimanendo completamente a discrezione di Israele e USA. In cambio della firma, Arafat ed il suo gruppo di potere godettero dei privilegi della creazione dell'ANP e poté opporsi efficacemente alle istanze democratiche che si stavano sviluppando all'interno della nazione palestinese. Ma nella sostanza il popolo palestinese era stato svenduto. Quale follia spinse a credere che avrebbe accettato passivamente tutto questo?
E allora fu la fine di decenni di attesa di riconoscimento, di possibilità di vita, di giustizia. Fu l'intifada e fu l'inizio del successo di un movimento politico e militare che dava voce a questo grido e dimorava tra la gente, invece di esercitare briciole di potere contro gli oppositori politici e dilapidare i fondi nel suo lontano quartier generale di Rāmallāh, in Cisgiordania.
E che dire della speranza rappresentata per un periodo dalla "Road Map"? Fu un tentativo serio da parte di una parte qualitativamente rilevantissima del mondo israeliano ebraico di dialogare con i palestinesi e di riconoscerne il diritto ad uno stato. Al tempo stesso, però, sanciva ancora una volta che la pacificazione dei due popoli poteva passare solo attraverso un colpo di spugna al passato e la presa d'atto dello status quo. Scrive Edward Said (AA.VV., The politics of antisemitism, a cura di Alexander Cockburn e Jeffrey St. Clair, CounterPunch and AK Press, 2003):
La road map non è un piano di pace, ma piuttosto un piano di pacificazione, per mettere fine al problema Palestina. Ecco il perché della ripetizione del termine "performance" nel documento, ossia quale comportamento si pretende dai Palestinesi. Basta con la violenza, basta con le proteste, più democrazia, migliori leaders ed istituzioni, il tutto basato sul principio che il problema che sta all'origine è la ferocia della resistenza palestinese, e non l'occupazione che l'ha generata. Israele non è accusato di nulla di simile, fatta eccezione per pochi piccoli insediamenti, definiti "avamposti illegali" (recentissima classificazione che sta a suggerire che ci sono insediamenti legali in terra palestinese) che devono essere eliminati e, certo, insediamenti più grandi che devono essere " congelati", ma sicuramente non smantellati. Non una parola su quanto, a partire dal 1948, e di nuovo dal 1967, i Palestinesi hanno dovuto subire per mano di Israele e degli USA. Non una parola sul soffocamento dell'economia palestinese, sulla demolizione delle case, lo sradicamento di alberi, i 5000 e più prigionieri (ogni palestinese è diventato un prigioniero [...]), non una parola sulla politica degli assassinî mirati, non una parola sui posti di blocco insediati a partire dal 1993, sulla totale distruzione delle infrastrutture, l'incredibile numero di morti e mutilati: non una parola su tutto questo.
Tra i promotori di questa iniziativa ci fu il grande scrittore Amos Oz.
Ecco cosa pensa oggi della situazione in atto (dal Corriere della Sera):
Gaza è stata sequestrata da una banda di estremisti islamici che si muovono sulla falsariga dei talebani e sono sostenuti dall’Iran, il quale a sua volta da tempo proclama la necessità di perpetrare un grande genocidio ai danni di Israele. La Cisgiordania è controllata dall’Autorità palestinese, che si è dimostrata pragmatica e moderata. Detto ciò, va però anche ricordato che Gaza resta un luogo di immense povertà, disperazione e miseria. Ed appare dunque ancora più assurdo e tragico che questa comunità di profughi palestinesi sia controllata da un gruppo di cinici assetati di guerra dediti alla causa della distruzione di Israele e che considerano qualsiasi cittadino israeliano come una loro vittima più che legittima.
Con buona pace di Oz, 10 anni fa un giornalista chiese a Ehud Barak cosa avrebbe fatto se fosse nato palestinese, ed egli rispose "Mi sarei unito ad un'organizzazione terroristica".
Ancora, nella catastrofe umana dei bombardamenti nella striscia di Gaza, ecco la reazione della Casa Bianca dello scorso 29 dicembre, come riportata dall'agenzia ANSA:
(ANSA)-WASHINGTON, 29 DIC -La Casa Bianca ha detto oggi che Hamas deve cessare di lanciare razzi contro Israele e deve accettare di rispettare una tregua "durevole". La Casa Bianca ha aggiunto che Hamas "ha mostrato la sua vera natura di organizzazione terrorista". Il portavoce Johndroe ha detto che Hamas "ha violato per mesi la tregua" lanciando razzi contro Israele e ha concluso dicendo che una "tregua durevole e praticabile" deve adesso essere il traguardo principale delle parti coinvolte nel conflitto.

Voglio mettere in evidenza come questo atteggiamento pesantemente unilaterale, e di conseguenza qualsiasi tipo di piano di pacificazione finora considerato praticabile dalle potenze mondiali, sottendano il principio del vae victis, le legge immutabile del più forte. Ma a partire dal Vietnam, e come hanno dimostrato le recenti campagne di guerra in Afghanistan ed Iraq, popolazioni sconfitte, schiacciate e condannate a morte lenta rimangono fastidiosi irriducibili sassolini nelle scarpe dei vincitori.
Non è più il tempo della Pax Romana. Quello che è messo qui in discussione è la validità e forza del (neo-neo-)colonialismo attuale. Ancora Said (L'umanesimo, ultimo argine contro la barbarie, Le monde diplomatique-Manifesto, settembre 2003):
C'è una profonda differenza tra il desiderio di comprendere altre culture per convivere con esse e allargare i propri orizzonti, e la volontà di dominarle e controllarle. Oggi stiamo sicuramente vivendo una delle catastrofi intellettuali della storia.
.:===:.

24.12.08

Un nuovo anno

 
[immagine di night-fate tratta da deviantart.com]
 In questa società, pare che per denaro abbiamo abdicato al diritto a realizzare desideri e speranze, e invece finiscono i sogni ma i desideri diventano urgenze.
Come augurio per il nuovo anno vi lascio una nota poesia di Danilo Dolci.


Chi si spaventa quando sente dire
"rivoluzione"
forse non ha capito.



Non è una sassata a una testa di sbirro,
sputare sul poveraccio
che indossa una divisa non sapendo
come mangiare;
non è incendiare il municipio
o le carte al catasto
per andare da stupidi in galera
rinforzando il nemico di pretesti.


Quando ci si agita per giungere
al potere e non si arriva
non è rivoluzione, si è mancata;
se si giunge al potere e la sostanza
dei rapporti rimane come prima,
rivoluzione tradita.
Rivoluzione è distinguere il buono
già vivente, sapendolo godere
sani, senza rimorsi
amore, riconoscersi con gioia.

Rivoluzione è curare il curabile
profondamente e presto,
è rendere ciascuno responsabile.

Rivoluzione
è incontrarsi con sapiente pazienza
assumendo rapporti essenziali
tra terra, cielo e  uomini: ostie, sì,
quando necessita, sfruttati no,
i dispersi atomi umani divengano
nuovi organismi e lottino nettando
via ogni marcio, ogni mafia.
Danilo Dolci, Il limone lunare, 1970

23.12.08

Geniale!

Una volta ogni tanto, il mio lavoro fa capolino in questa pagina.
Cari colleghi, vi servo l'articolo di Curzio Maltese su Repubblica di oggi 23 dicembre '08, a proposito della nomina di Bruno Vespa nel CdA dell'Opera di Roma. Come spesso il buon Maltese, è abbastanza spassoso da divertire forse perfino coloro a cui non importa una benemerita mazza dell'argomento.

GENIALE. L'aggettivo è un po` abusato ma così, su due piedi, non se ne trovano altri per definire la scelta del ministro Bondi di sostituire il premio Oscar Ennio Morricone, dimissionario dal consiglio d`amministrazione dell`Opera di Roma, con Bruno Vespa. Nientemeno. Al confronto sfigura anche la trovata, che pure sembrava insuperabile, di nominare Sandro Bondi ministro della Cultura.
E sarà forse questo da oggi l'unico cruccio dell'estatico portavoce del Cavaliere: non avrà superato di troppo il demiurgo? Nel paese con la più straordinaria tradizione musicale del pianeta, non era semplice sostituire il grandissimo Morricone nel Cda del teatro lirico della capitale. Troppi candidati. Con un difetto capitale, però: tutti musicisti.
Pertanto sconosciuti al ministro. Ed è qui che si manifesta il genio. Perché non nominare il vecchio Bruno, compagno di merende televisive? Il mezzobusto di regime, come già lo chiamava quarant'anni fa Sergio Saviane, proiettato all'amministrazione della lirica romana. Tanto, in Italia, chi vuoi che meni scandalo. Giusto i quattro barbogi intellettuali di sinistra, invisi al popolo.
Ma qui il ministro si sbaglia. Almeno noi, plaudiamo al coraggio di Bondi. Cene voleva davvero tanto.
E speriamo che l`innovazione non si fermi qui. Perché a questo punto è chiaro che Bruno Vespa, ricevuta la nomina politica di una parte, non può rimanere alla conduzione del principale salotto politico della tv pubblica. Si accetterebbe forse che Santoro o Floris o Fazio diventassero assessori di una regione rossa, continuando a lavorare per la Rai? L`opposizione, se esiste, dovrebbe porre subito la questione della sostituzione di Vespa. Per evitare altri incidenti come quelli della commissione di vigilanza Rai e per il principio della reciprocità, si suggerisce una rosa di candidati. Seguendo la geniale logica dello scambio delle parti. Vespa alla lirica e dunque Maurizio Pollini, Claudio Abbado, Riccardo Muti o Fabio Vacchi a condurre Porta a Porta. Senza contare il naturale erede di Morricone, ergo di Vespa, ovvero Nicola Piovani.
Uno scambio alla pari. Pensate che televisione di qualità si potrebbe fare.
Potremmo perfino pensare di starcene la sera a casa, in poltrona, mentre gli amici escono per andare all'Opera ad ascoltare un Verdi ambientato a Cogne, diretto da Pupo, con scenografie di Flavio Briatore.

19.12.08

La resa dei conti

Un caro saluto a chi ancora mi viene a leggere nonostante la mia scarsa solerzia nell'aggiornare questa paginetta.

Titolo idiota, ma mi è parso assolutamente adatto a una storia idiota, storia di perdita di significato delle parole e delle cose.

Scrivo mentre si sta svolgendo la direzione del Partito Democratico. Non so ancora che dirà Veltroni e come si deciderà di affrontare questo momento.
Tutto sommato, trovo che sia una questione ininfluente.

Chi si ricorda l'epoca delle "ideologie"?
C'erano i comunisti, che credevano in una società di eguali, ma verticista (confesso che non sono mai riuscito a capire come funziona).
C'erano i fascisti, che credevano in una società diseguale e nei valori tradizionali (la patria, la romanità, la forza... mie le minuscole!).
C'erano i democristiani, che avevano difficoltà ad armonizzare ideali cattolici, solidali e sostanzialmente rispettosi delle specificità di ciascuna persona, e prassi di gestione politica.
C'erano i "laici"... per esempio i socialisti di Craxi. Per l'epoca chiamarli socialisti ci pareva scandaloso, ma non si può dire che non ci fosse dietro una visione del mondo, un progetto lucido e luccicante.
Infine, c'erano gli altri: i piccoli, le frange, gli ultra- e gli extra-, i puri e duri... e scusate se dimentico qualcuno (si dimentica sempre qualcuno).


La gestione della politica internazionale e della cosa pubblica si decideva in un iperuranio inaccessibile e opaco ai poveri elettori: servizi segreti, stragi di stato, golpismi, mafia, clientelismo a livello capillare.


Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.(...)

Pier Paolo Pasolini (
Corriere della Sera, 14 novembre 1974)
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Poi fu Tangentopoli, evento epocale di cui non ho ancora trovato un'analisi convincente. La mente andava immediatamente, a torto o a ragione, al provocatorio "Processo alla DC" di Pasolini. Per chi viveva in quel momento, era un sovvertimento di un modus vivendi che avevamo creduto eterno, immutabile. Era anche, quotidianamente, la scoperta che potevi partecipare ad un concorso senza necessariamente essere raccomandato, o chiedere a un ente pubblico un permesso senza bustarella annessa.

Intanto, cresceva la cosiddetta crisi delle ideologie.
[Come se la demonizzazione delle ideologie non fosse essa stessa un'ideologia...]
Mi sentirei di definirla molto semplicemente come una rinuncia progressiva ma irreversibile all'ideale politico, a favore di un compromesso in funzione della predisposizione a governare; e governare oggi significa amministrare una politica compatibile con linee economiche date da alcuni principali gruppi di potere economico, quindi le possibilità che governi di destra o di sinistra possano condurre una politica veramente alternativa gli uni agli altri è irrealista.
Intanto, la gente assisteva a tutto ciò approvando tacitamente (o vomitando nel suo cantuccio ancor più tacitamente), preparata adeguatamente da 30 anni di colpevole governo borbonico della DC.
"...responsabilità della degradazione antropologica degli italiani (responsabilità. questa, aggravata dalla sua totale inconsapevolezza) [...], responsabilità dell’esplosione «selvaggia» della cultura di massa e dei mass media, responsabilità della stupidità delittuosa della televisione,"
sempre da P.P.Pasolini "Processo alla Democrazia Cristiana"
Dopo le ideologie, poco a poco anche i princìpi hanno cominciato a perdere consistenza. Viene fuori dal cilindro di tangentopoli, dalla sfiducia verso la classe politica, il mito del "tecnico", del capitano d'industria capace di raddrizzare le sorti del Paese. Una mossa abilmente orchestrata; la vittoria della P2, probabilmente...
Quello che è reale, è la sua assoluta mancanza di princìpi.
Le regole vengono cambiate, le leggi adattate alle necessità personali, lo stato diventa "cosa nostra". La Costituzione è carta straccia, i suoi cardini anticaglie.
La destra coagulata intorno al suo vate, si mimetizza in questo stile.
La sinistra, invece, si pone come garante di tutto ciò che gli altri calpestano.
Finché tocca a lei, governare.

Allora, anche qui si cercano dolorosi compromessi: alleati pericolosi, ritocchi allo stato sociale, le missioni militari internazionali con qualche se e parecchi ma, tante omissioni e promesse non mantenute. Ma è storia di oggi.
L'esperienza di governo si traduce in una profonda sofferenza proprio per quei partiti che più si ponevano come garanti dei princìpi, Rifondazione Comunista, Verdi, Comunisti Italiani, e che più avevano ceduto.

Ora, suona la campana dell'etica di governo.
Il dilemma del PD: farsi partito dell'italietta furbetta berlusconiana (ma questo partito c'è già) oppure rifondarsi su basi etiche (ed anche qui, c'è già l'IDV)?

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L'apparato digerente devastato da una maligna influenza, non so chiudere con una nota risolutiva, di pace interiore. Vi lascio con una canzone ironica, ma anche epica e un po' consolatoria.






10.12.08

Ciao, Alexis!



Questi sono gli angeli neri che avrebbero dovuto permetterti di vivere sereno, andare a scuola, avere le stesse possibilità di tutti gli altri. Garantire la tua vita, la tua sicurezza.
Invece, piccolo fiore, sei stato reciso senza pietà.
Cosa avrai mai fatto di tanto brutto da essere condannato a morte, ragazzo?
Magari eri innamorato. Preoccupato per la scuola. Arrabbiato con un amico.
Non sei più tornato a casa, per consolarti tra le braccia di tua madre della grande paura che avevi provato. O forse eri troppo orgoglioso per ammetterla davanti ai tuoi genitori....

Ciao, Alexis. Provo dolore, rabbia, indignazione... ma prima di ogni altra cosa dolore.

Ciao, Alexis. ελευθερία!

.---.

5.12.08

SMS mania

Da il Verona di ieri, 4 dicembre.

SMS dei lettori

"Oggi le fotografie ci arrivano dagli anni '30 e quegli scatti sono il ricordo di grandi italiani che emigrati, hanno lasciato una rivoluzione tecnologica che lavora le pietre di ampie dimensioni e in poco tempo. L'America ci deve molto anche per quanto riguarda l'architettura"

"Puliero ha poco da tifare Hellas mentre sanno tutti che è comunista"

"Borriello ha lasciato Belen. Grande uomo. Tanto ne trova come lei."

Aiuto! Traduzione?

Violenza contro chi amiamo

Più violenza sulle donne tra le mura domestiche
Dalle statistiche ricavate dall'Osservatorio nazionale violenza domestica e presentate oggi ai palazzi Scaligeri da Maria Luisa Tezza risulta che nel 2006 le vittime di questo genere di violenza erano 2.284 mentre sono diventate 2.397 nel 2007. Nel 61% dei casi si tratta di femmine, nel 39% di maschi.
Verona, 2 dicembre '08 - fonte: L'Arena


Un'occasione per riparlare di violenza quotidiana.
Sempre più spesso oggi le famiglie si trasformano in uno spazio in cui si instaurano pericolosi rapporti di forza, sui quali poi si perde il controllo.
Come raccontano gli studi sociologici sulla famiglia tradizionale patriarcale, un tempo i componenti della famiglia allargata avevano ciascuno una propria funzione determinata, e vi era perfino in ogni generazione un "capro espiatorio", funzionale all'equilibrio individuale e collettivo del resto della comunità.
Oggi, in una società generatrice di psicosi, la famiglia mononucleare nasce già intrinsecamente zoppa, perché prodotta da una situazione socio-economica e non da un'esigenza umana. Così, fragilissimo è l'equilibrio tra gli elementi che la costituiscono.
Il sito web dell'Osservatorio Nazionale Violenza Domestica è ricco di dati e documenti molto interessanti, che ci aiutano a farci un'idea anche della portata del "sommerso" ed offrono interessanti spunti di riflessione.

Purtroppo vi si trova un po' dappertutto scritte che recitano:
Tutti i dati e i grafici presenti sono di proprietà dell'Osservatorio Nazionale Violenza Domestica
L'utilizzo, anche parziale, deve essere prima autorizzato dal ONVD
E' vietata la riproduzione della presente pubblicazione, sotto qualsiasi forma, senza la preventiva autorizzazione scritta da parte dell’ISPESL
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
quindi la cometa, a cui tale politica del diritto d'autore fa venire l'orticaria, si guarda bene dal chiedere il permesso e (di conseguenza) da citare dati o stralci di queste indagini.

Una riflessione che vi ho trovato, e a cui vorrei accennare comunque, riguarda i condizionamenti dei rapporti familiari in relazione al "potere economico"di ciascun componente.
  • Innanzitutto, la conquista dell'indipendenza economica da parte della donna crea due conseguenze dirette:
    1) la crisi del ruolo paterno: l'uomo perde la sua "necessità", la sua funzione di fonte economica primaria, quando non esclusiva; ora la donna può anche fare da sola.
    2)
    i bambini e le bambine possono ora rappresentare una limitazione per lo sviluppo professionale ed economico della madre.
  • Le persone anziane, perduta la funzione tradizionale di memoria storica, sono accettate o tollerate solo nella misura in cui sono produttive (o redditizie): cioè quando partecipano col loro reddito al budget familiare e sono attivi come baby sitter o aiuto domestico o lavorativo.
Mi pare evidente da questa riflessione che la messa in crisi dei valori costitutivi della famiglia - con buona pace di quel signore biancovestito (no, non è un ballerino!) tanto ascoltato e vezzeggiato dai cattolici e dai sedicenti laici della penisola tutta - abbia una stretta relazione con la penetrazione dei princìpi produttivisti nella sfera individuale.

Rimane una constatazione amara: che la frustrazione, la fragilità, la difficoltà ad essere all'altezza tende a sfogarsi in violenza verso le persone che potrebbero essere accoglienti, verso chi si fida, verso chi subisce (e talvolta accetta) di essere vittima senza reagire. Verso chi amiamo.
Peggio che un suicidio.

3.12.08

Io ce l'ho profumato.

Vabbé, è una stupidaggine, ma me l'hanno appena raccontata e ci ho riso fino alle lacrime.

Sapete di che parlava Umberto Bossi quando diceva "ce l'ho duro"?

Se lo dice lui...

Altro Maestro di vita, di morale, di cultura.
Un'opinione che pesa, non per il potere personale ed economico del personaggio, ma per la sua Alta Levatura Morale, per la sua assoluta mancanza di faziosità, per la sua Autorevolezza mai Autoritaria.

Tutti, politici e direttori dovrebbero andare a fare un altro mestiere. 
fonte: Rai News 24
Grazie, Presidente. Terremo conto.

Nulla di nuovo

«NULLA DI NUOVO» - La mancata ratifica da parte della Santa Sede della Convenzione Onu sui disabili, era nota da tempo, «non c'è assolutamente nulla di nuovo». È quanto ha affermato il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi.
fonte: corriere.it

Non avevamo dubbi

20.11.08

Ceci n'est pas un post.


A causa dei miei impegni, almeno fino alla fine del mese non scriverò più su questo blog.


Confesso che una breve interruzione mi fa piacere.
La mia percezione della realtà che mi circonda è arrivata al livello della nausea.



Sono stufo.

Stufo di registrare gli abusi dei nostri governi. Di chi, non pago di esercitare un potere pressoché assoluto (determinato dalle varie leggi elettorali con premio di maggioranza che si sono susseguite, a partire dal referendum del '93 in cui gli Italiani votarono a pecoroni senza prevedere l'effetto devastante che avrebbe avuto su una realtà politica disgregata in partitini e correntine), si accanisce nel ladrocinio costante delle risorse della società: il sistema sanitario, l'istruzione, lo stipendio e la pensione, il sistema radiotelevisivo.

Stufo del teatrino di marionette a cui la nostra politica ci ha assuefatto. Le finte gaffes del Buffone di Stato, per distrarre giornalisti e lettori golosi di idiozie, di scandaletti, di inezie; le proposte scandalose dei vari membri del Governo, poi ritrattate, infine inflitte dolcemente ma fermamente al docile popolo ammansito; gli show televisivi di personaggi dal passato torbido: golpisti e bancarottieri, mafiosi manovratori nell'ombra, truffatori legati a Cosa Nostra; le manovre trasversali, ora conosciute sotto il nome di inciuci, dai messaggi più o meno in codice ai pizzini in diretta tv del sen. Latorre.

Stufo dei giudici arroganti (ministrini e prelatoni) che ci condannano in processi sommari: noi fannulloni, terroristi, rapitori di bambini, assassini di feti o di pezzi di carne alimentati da una macchina. Stufo dell'informazione drogata e serva.

Stufo di questa progressiva mancanza di amore, di tenerezza, di complicità, di solidarietà. Stufo di questa legge della giungla, di questa violenza che tante volte Pasolini, con la sua esasperata sensibilità, aveva denunciato e di cui poi fu martire, ma che ora si mostra con tracotanza, con oscena compiaciuta esibizione di sé.
Violenza privata, violenza pubblica, violenza di uno stato che si auto-assolve e sceglie tra noi i suoi capri espiatori (vedi qui e qui).

Una società di morti.

-/-/-

Pensando a Niki, a Carlo e a tutti gli altri ragazzi.

19.11.08

Italia De Profundis

Io sto con chi non si arrende.

Giuseppe Genna: Italia De Profundis


 
Dall'intervista dell'autore a minimum fax:


E che cos'è (o chi è) invece il "personaggio Italia", questo infinito ventre molle, questo deserto di euforia e disperazione in cui si aggira l'io narrante?

"E' il Paese che non c'è più. E' il Paese più all'avanguardia del mondo occidentale, la sua punta di zircone, poiché si sta sporgendo per primo in una selva di istanze antiumane che preludono a un rovesciamento totale e impensabile dello stato del regno umano sul pianeta. E' la propaggine del Drive In, la nazione che non risolve i propri nodi che riguardano il passato o il presente. E' lo Stivale che ha pestato la cacca e ne ha subìto il contagio. E' la congerie qualunquista, giacobina, teleschermizzata, priva di empatia. E' una non-comunità che andrebbe sottoposta a una terapia: di umanismo, non dello hitlerismo sotto false spoglie che continua ad autopropinarsi senza rendersene conto. E' lo Stato privo di politica perché si è fottuta l'idea stessa della pietà, dell'amore, dell'alterità. E' il carcere geriatrico dove si sono cristallizzate le generazioni, dove i padri non hanno passato la staffetta ai figli e dove i figli non hanno potuto contare su figure generosamente magistrali. Paradossalmente, questo stato di cose induce una generazione (la mia) a uno sviluppo apparentemente tardivo ma violentissimo, che, quanto alla letteratura, opera nella "lingua morta" - la più letteraria e antica di quelle moderne. Il Boomerang lanciato dal Boom dei Sessanta sta tornando indietro. Credo che l'Italia esprima la letteratura più all'avanguardia dei Paesi industrializzati. Il suo contesto incivile implica una resistenza attiva, inventiva, una guerriglia umanistica che sta facendo vedere sintomi esaltanti per me, deprimenti e pericolosi per molti altri".

12.11.08

Dei delitti e delle pene




Qualche vivace discussione in cui sono rimasto coinvolto in altri blog mi ha dato dato l'occasione per riflettere su una questione. Ho pensato di scriverne qui. Vediamo che ne viene fuori.



Si commentava la notizia della sentenza che ha condannato a 20 anni i tre minorenni che hanno violentato, picchiato ed ucciso una quattordicenne a Niscemi (Caltanissetta).
Ovviamente, ci sono stati diversi pareri del tipo: " tra un indulto, buona condotta e qualche sconto di pena si diplomano in carcere poi sono tutti fuori... ERGASTOLO (hanno ucciso) e ovviamente a lavorare per mantenersi la cella, mica li devo pagare io...".
Di questo genere di commenti, mi ha colpito il fatto prima di tutto che non erano più tre ragazzi di 15, 16 e 17 anni, non più tre persone reali, ma piuttosto tre mostri sanguinari. Da allontanare, da far scomparire, tanto che qualcuno/a ha perfino affermato di essere favorevole alla pena capitale, anche se non è arrivato/a ad invocarla esplicitamente contro di loro.
Ho avuto l'impressione che si avesse appiccicato sui tre l'immagine del Cattivo delle favole: personificazione della malvagità, della perfidia, per lui non c'è (non può esservi) né perdono né ravvedimento. Permettendomi della psicologia da rivistina da parrucchiere, sembrerebbe che molti non siano mai riusciti ad elaborare quella percezione infantile della dialettica tra bene e male. E' chiaro come la pena sia vissuta da molti come una giusta punizione, ossia una vendetta della società, invece che come rieducazione (con buona pace di Cesare Beccaria), perché si ritiene non esista possibilità di redenzione. Una visione dell'uomo ben triste...

La seconda cosa che ho notato è stata l'insistenza sull'aspetto economico: mantenere i tre in carcere. Parafrasi del famoso "...e io pago!"
Le due cose vanno sempre insieme. Come se il fatto che IO (non noi, beninteso) pago potesse darmi il diritto di decidere, di determinare una situazione, alla faccia di qualsiasi democrazia. Insomma: io ho comprato 1000 euro di diritti, tu 100? Decido io! Lei laggiù 2000? Eh, ma io pago, mica mi può passare avanti... altrimenti non pago più!
Che poi chi pronuncia il fatidico io pago non di rado, invece, sta imbrogliando: non so se l'avete notato, ma è una tipica dichiarazione da evasore fiscale. O da dipendente frustrato, che, se potesse, evaderebbe...
Anche qui, una ben misera considerazione della condizione umana...


Altro punto conteso, è stato quando l'amica Silvia ha osato tirare in ballo i genitori: quali responsabilità hanno nei confronti di un figlio che compie un'atrocità simile? Quale responsabilità mo0rale ha il genitore distratto, dedito eccessivamente al lavoro o alla sua realizzazione individuale, poco presente, cattivo maestro dei valori etici fondanti?
Mi rendo conto che la questione è molto delicata, ma le reazioni sono state di rifiuto da parte di molti. C'è chi ha fatto il discorso sociologico-razzista: visto che mostri del genere sono usciti anche da ottime famiglie, ne consegue che la trasgressione dell'adolescente può imprevedibilmente concretarsi nel fumarsi una canna tanto quanto nel violentare ed uccidere. (Questione di culo?)
La conclusione era la classica accusa: "Mi pare che in questa società si vada a dare sempre e troppa importanza ai diritti di chi commette delle tragedie e non si salvaguarda chi le subisce".
La solita melma: nessun tentativo di prevenzione, sempre e solo repressione.
Non sarà un filo (solo un filo, eh...) di coda di paglia?

11.11.08

Un altro mo(n)do è possibile

Io li preferisco così.
Dal blog di Todomodo.

Promessa di dolcezza


Apro il cancello col telecomando ed avvio leeeentameeeennnte l'automobile.
Lei, la vicina di casa, appare da sotto i tigli del vialetto e sia avvia a passo rapido e ossuto verso il varco che ho aperto. Le ciocche arricciate e imbiondate di fresco hanno un sussulto poco naturale al dimenarsi delle spalle. Una camminata incredibilmente rigida, automica, legnosa, e insieme così spedita! Io avanzo sempre lento, talmente lento che da dietro la posso osservare per parecchi secondi: l'oscillazione solo verticale, la strettezza dei fianchi, delle spalle, di tutto l'insieme... Si impedisce talmente forte di notare la mia presenza che ostentatamente disegna una larga curva, occupando il centro della mia carreggiata, mentre io silenzioso la seguo, silenzioso come può esserlo un motore acceso che ti sbuffa a 50 centimetri dietro le orecchie. Piega a sinistra, io approfitto e la dribblo a destra, mentre la guardo in faccia con i miei 50 occhi tutti spalancati. Ma ce l'ha una faccia?
No, non ce l'ha. Casualmente si volta a sinistra, distratta da chissà quale nuovo cielo o lontano bagliore di dolcezza. Al mio buonasera! gridato oppone i boccoli innaturali, il meccanismo triste di una pensione consumata accanto ad un marito che odia.
Buonasera!

10.11.08

Ciao, Miriam!

Ieri sera è morta Mama Africa, la cantante ed attivista sudafricana Miriam Makeba. Aveva 76 anni.
Se ne  è andata dopo aver cantato ad un concerto che si è tenuto a Castel Volturno contro la camorra ed in solidarietà a Roberto Saviano.
La sua voce passionale, gioiosa, drammatica, sensuale, epica, la sua energia, la sua personalità ne avevano fatto un simbolo della lotta antiapartheid.
Fu condannata all'esilio nel 1963, fu negli USA dove il suo matrimonio nel 1968 col leader nazionalista nero non violento Stokely Carmichael le procurò l'annullamento dei contratti discografici. Si trasferirono quindi in Guinea.
Dopo la morte della figlia Bongi si stabilì a Bruxelles, da dove nel 1990 ricevette l'invito di Nelson Mandela a ritornare in patria.
Lo racconta qui.

Vorrei ricordarla con un momento particolarmente commovente per me:

...e se avessero ragione gli altri?

Biancaneve Tre Monti e la sua banda di nani (più che altro politicamente ed eticamente) e di ballerine ci stanno facendo pagare la crisi con tagli ai servizi ed ai salari.
Intanto, qualcuno interviene in maniera diversa.


Dal Sole24Ore.com:

Cina, piano da 460 miliardi di € per sostenere l'economia

La Cina ha annunciato un piano da 4mila miliardi di yuan, pari a 460 miliardi di euro per rilanciare l'economia reale. La notizia è stata riportata oggi sul sito del Consiglio di Stato cinese. Il piano approvato dal governo di Pechino prevede che gli investimenti saranno destinati a dieci programmi che riguardano, tra l'altro, le politiche per la casa per i meno abbienti, le infrastrutture rurali, le reti di trasporti, l'ecologia, le innovazioni tecnologiche e le ricostruzioni a seguito di disastri naturali. È previsto anche l'aumento dei prestiti per le piccole e medie imprese. (...)

Lo scopo delle misure è di stimolare la domanda interna, dopo il rallentamento dell'economia nel terzo trimestre dell'anno, quando il Pil è cresciuto del 9%, contro il 10,4% del trimestre precedente.
Nella prima metà del 2008 la Cina ha registrato un surplus di bilancio di oltre 170 miliardi di dollari, la crisi del credito che ha investito l'economia mondiale ha avuto come effetto un brusco rallentamento delle entrate fiscale. (...)
[9 novembre 2008]

8.11.08

Obama come metafora

Tutti hanno detto la loro su Obama. La maggior parte delle cose che ho letto in giro altalenavano tra: "Obama porterà un cambiamento epocale" e "Obama non può/vuole cambiare nulla".
A me pare che discutere su illazioni da sfera di cristallo sia piuttosto sterile.

Invece, ciò che mi ha emozionato è stato il senso simbolico che l'elezione di questo personaggio porta con sé. Mi ha ricordato le lotte politiche che si facevano qui in Italia, alla fine degli anni '80, contro l'apartheid in Sudafrica.
Il fatto che sia nero (abbronzato?) è un segno grandioso di una società che si è avviata ad una seria revisione dei pregiudizi razziali. Significa il superamento definitivo dell'idea di schiavitù e di etnie subalterne, un tempo così radicata nella cultura nordamericana, idea che al contrario ha d poco cominciato a penetrare la società italiana (basti pensare al fatto che sempre più ci sono lavori per italiani e lavori per stranieri).

Rovesciando la situazione, Obama è anche simbolo della fine del complesso d'inferiorità della comunità afroamericana, che al contrario delle scorse elezioni non ha disertato in massa le urne, ma si è sentita interpellata ed ha voluto partecipare.

Obama è simbolo di cambiamento anche in senso strettamente politico: vince contro la Clinton (campione dell'aristocrazia politico-economica democratica) con un programma per la prima volta piuttosto sbilanciato verso istanze di uguaglianza sociale in senso ampio.
E questo è il sintomo di un cambiamento nelle esigenze principali avvertite dalla massa degli elettori democratici e forse perfino da alcuni repubblicani.
Mi pare davvero il termometro di qualcosa che sta cambiando nella cultura e nei desideri della gente.

Con buona pace dei nostrani "grandi amici degli USA", gli stessi che poi ridono alle battute squallide del loro principe.  

7.11.08

Tuttapposto!

Litigando con Ubuntu 8.10, un improvviso raggio di luce:
Dal blog di leo

5.11.08

Almanacco

Oggi, 4 novembre.
Tempo di schifo.
Si festeggiano i Santi
traditori signori ufficiali
che la guerra l'avete voluta
scannatori di carne venduta
e rovina della gioventù.
 Oggi la percentuale di poveri è dell'11% (fonte ISTAT) e si prevede che nel corso di quest'anno l'85% dei mutui non potranno essere pagati. Auguri a tutti quelli che non sono banchieri, top manager di Alitalia o altro, discendenti legittimi o illegittimi dei Savoia.
 
Pensiero del giorno
Marcello Dell'Utri - eletto nelle file del Popolo della libertà nonostante una condanna in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa e una condanna in Cassazione per frode fiscale -  dice: "L'Antimafia costa troppo e non è produttiva". "Antonio Mangano - lo stalliere di Arcore, pluricondannato e accusato di reati di mafia - "è stato un eroe". "Mussolini? Un uomo di valore, dal punto di vista sia umano che culturale."

Lo sapevi?

La retribuzione dei dipendenti pubblici dal 1° gennaio 2009 diminuirà di una somma compresa tra 80 a 250 euro al mese. CISL e UIL esultano: "Una nostra  grande conquista!".

I vigili di Verona non potranno scioperare con gli altri dipendenti pubblici: saranno impegnati nel fare rispettare ai cavalli il Codice della Strada (tutto vero!).

Brunetta propone di usare gli emoticon per dare i voti ai dipendenti pubblici. Con tre :-(  oppure cinque :-| oppure :-/  licenziamento. CISL e UIL si felicitano per il ritorno in auge della  "giusta causa".

La RAI comunista ha ricevuto una visita "persuasiva" dei baldi squadristi di Casapound. Hanno suonato, ma era tardi e nessuno ha aperto loro. Allora hanno deciso di proporre un loro nerboruto aderente alla carica di presidente della commissione di vigilanza.

Però....

Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti.

2.11.08

Quale mondo ci aspetta

Un testo di Franco Berardi (Bifo) dalla lista Rekombinant.

(...) Quella che si apre alla società italiana nel quadro della crisi globale che è precipitata negli ultimi due mesi è una prospettiva drammatica: i licenziamenti stanno già colpendo i lavoratori precari, quelli che tanto chi se ne frega manco li avevamo conteggiati. Poi sarà la volta dei lavoratori che credono di essere garantiti. I tagli che devastano la scuola saranno estesi poi anche alla sanità (il presidente del consiglio lo ha già annunciato).
Cosa accadrà quando si diffonderà la consapevolezza del fatto che le politiche liberiste hanno distrutto gran parte della civiltà sociale costruita nel secolo passato, e stanno ora producendo un cataclisma che i padroni stanno facendo pagare ancora una volta ai lavoratori? Il copione più probabile lo vediamo già scritto, e assomiglia a quello che venne messo in scena nella Germania degli anni '30: la classe dominante che ha preparato questa catastrofe, lucrando sulle privatizzazioni e sullo sfruttamento del lavoro precario, la classe che ora si presenta con il piattino in mano a chiedere finanziamenti per le banche in crisi e per le aziende in difficoltà, quella classe si prepara a indicarci il colpevole della crisi: sono i romeni, sono i marocchini, sono gli africani, come un tempo erano gli ebrei.
Il bombardamento mediatico che da trent'anni riempie le orecchie e il cervello della maggioranza ha prodotto un tale rimbambimento che molti crederanno che il nemico è il povero più povero di te che ti vuole rubare il posto di lavoro. Ma l'inganno non durerà a lungo. E' possibile ingannare tutti per un breve periodo ed è possibile ingannare qualche povero ingenuo per molto tempo. Ma non è possibile ingannare tutti per l'eternità.
Dopo un periodo (che potrà essere lungo o breve, ma che sarà doloroso e violento) è probabile che la gente riprenderà a pensare con la propria testa.
L'anno che sta finendo ha visto scomparire la sinistra dal Parlamento. Ma forse la sinistra era già sparita da tempo, perché da tempo non era più capace di leggere le trasformazioni sociali, né di comunicare con il sentimento maggioritario, né di interpretare le potenzialità implicite nella mutazione tecnologica e culturale su cui il capitalismo ha espresso da tempo una netta egemonia.
Dopo il crollo elettorale di aprile la sinistra ha tentato di mettere insieme i cocci, ma finora non ha saputo intrecciare la dimensione politica con quella sociale, non ha saputo sintonizzarsi sulle prospettive di ricomposizione sociale.
Invece di attorcigliarsi sulle identità passate, occorre ragionare sulle possibilità future di ricomposizione di un corpo sociale oggi disgregato.
Non possiamo sopravvivere senza strumenti per la comprensione, non possiamo camminare senza una mappa capace di indicarci la dislocazione delle forze sociali, le contrapposizioni e le potenziali alleanze, le linee di una possibile ricomposizione.
Non possiamo pensare al futuro della città se non sappiamo immaginare il prossimo destino del mondo.

31.10.08

Ora ci sentiamo più sicuri

Grazie in particolare al poliziotto, quello con la maglia azzurra, il quarto da sinistra.
L'ho preso dal blog di Federica Sgaggio.

30.10.08

Gran predicatore, razzolatore scarso (post ad uso interno dei Veronesi)

L'Arena, il Giornale di Verona, giovedì 30 ottobre 2008, cronaca pag. 7 (grassetti miei):
I no del centrodestra agli «occhi» elettronici

Quando, tre anni e mezzo fa, fioccarono multe per le telecamere alla Ztl, seriali e in particolare in via Dogana, senza semafori, era in particolare la Lega a invitare i multati a ricorrere al giudice di pace. Paolo Tosato, consigliere e oggi assessore, attivo in quella battaglia con Flavio Tosi, oggi sindaco, precisa che «mai abbiamo invitato a non pagare multe, ma a fare ricorso. Chiedevamo al Comune di attendere a varare il provvedimento, per informare meglio e installare segnali chiari». Poi consiglieri di Lega, Forza Italia, An e Udc, l’11 dicembre 2005 dicevano al prefetto: «Annullare in sede di autotutela le multe elevate per la violazione delle Ztl fino al 31 dicembre 2005. E il Comune non si presenti a difendersi dai ricorsi presentati dai cittadini multati al giudice di pace». (...) C’è però chi dal giudice di pace ha vinto, ma poi si è lamentato vedendosi l’amministrazione Tosi ricorrere contro. Stefano Ederle (An) ha presentato un anno fa una mozione in Consiglio comunale, firmata da 26 su 31 del centrodestra, invitando il Comune a non ricorrere. Tosi — che in campagna elettorale diceva che «la Ztl va rivista nel suo complesso» — precisa che l’amministrazione è costretta a fare come quella precedente, Zanotto, che è ricorsa e ha vinto. Con i giudici del Tribunale civile che ritennero sufficiente la prima segnalazione, con le sole tabelle. Diversamente, il Comune rischia la denuncia per omissione d’atti d’ufficio e l’avvio di un procedimento della Corte dei conti. (E.G.)
Darei gratis un consiglio al nostro "povero" sindaco, obbligato a riscuotere le ammende per evitare "la denuncia per omissione d’atti d’ufficio e l’avvio di un procedimento della Corte dei conti":
perché non le restituisce a chi le ha pagate?

The day after Gelmini

The day after l'approvazione del decreto Gelmini.
Un'operazione essenzialmente autoritaria, non per nulla sigillata magistralmente dall'attacco agli studenti da parte di picchiatori di Casapound (infiltrati nelle file del Blocco Studentesco) armati di spranghe, bastoni e cinghie chiodate sotto l'occhio "distratto" della polizia(*).
Curo l'amarezza con dosi di buone letture, per ritrovare la forza, la "santa rabbia". Ne condivido qualcuna.

Da "Avviso agli studenti" di Raoul Vaneigem, Nautilus, Torino, 1996 (i grassetti sono miei):
Nel dicembre 1991 la Commissione europea ha pubblicato un memorandum sull'insegnamento superiore. Vi si raccomandava alle università di comportarsi come imprese sottoposte alle regole concorrenziali del mercato. Lo stesso documento auspicava che gli studenti fossero trattati come dei clienti, incitati non ad apprendere ma a consumare.
I corsi diventavano così dei prodotti, i termini "studenti", "studi", lasciavano il posto ad espressioni più appropriate al nuovo orientamento: "capitale umano", "mercato del lavoro".
Nel settembre 1993 la stessa Commissione recidiva con un
Libro verde sulla dimensione europea dell'educazione. Vi si precisa che, sin dalla scuola materna, bisogna formare delle "risorse umane per i bisogni esclusivi dell'industria" e favorire "una maggiore adattabilità di comportamento in maniera da rispondere alla domanda del mercato della manodopera".
Ecco come lo zoom insudiciato del presente proietta come futuro radioso la forza esaurita del passato!

Una volta eliminato quel che sussisteva di mediocremente redditizio nella scuola di ieri - il latino, il greco, Shakespeare e compagnia -, gli studenti avranno finalmente il privilegio di accedere ai gesti che salvano: equilibrare la bilancia dei mercati producendo dell'inutile e consumando della merda.
L'operazione è sulla buona strada perché per quanto si dicano diversi, i governi aderiscono all'unanimità al principio: "L'impresa deve essere impostata sulla formazione e la formazione sui bisogni dell'impresa."

Da "La creatura e il virus del dominio" di Danilo Dolci, Ed. L'argonauta, Latina, 1987 (idem per i grassetti):
Il malato più pericoloso è forse quello intimamente forzato a parassitare deformando fino a ferire e distruggere sottilmente gli altri, quando non si sa malato e anzi scia, cavalca, pilota il suo panfilo, guida clamorosamente il suo jet apparendo aitante, efficiente - o incede riverito e temuto per la sua dottrina -, accettato quasi con ammirazione nella sua pericolosa eleganza dai contagiati: tanto più pericoloso quanto la sua follia da solitaria riesce divenire norma ambita.
[...] Il più pericoloso sorridendo rompe gli altri dentro senza insanguinarsi le mani, in serie, senza nemmeno dichiarare guerra. Non pretendendo certo gli altri uguali a sé ma allineati al proprio séguito secondo i suoi schemi, elimina chi tende alla salute, dimostra che
questo è il suo diritto. [...]
Il malato più pericoloso è quello che coltiva, conscio o inconscio, il modello dei virus. Se, abilmente furbesco nelle tecniche (usando antichi e moderni strummenti di penetrazione-subordinazione, dalla politicheria ai giornali complici alla sinuosa propaganda televisiva [...]), riesce a inoculare il modello dei virus a chi manca della coraggiosa disciplina prospettica per affrontare, da sé e con gli altri, le incognite talora vertiginose della vita creativa.
Tanto più pericoloso, quanto più riesce ad edificare vaste fabbriche, imponenti grattacieli, invitanti
lager (Arbeit macht frei) in cui alleva inoculate schiere di polli, scolari e operai, sottilmente assuefacendo organismi all'esproprio vitale.
I più dannosi approfittano dei bambini, colpiscono e feriscono e mozzano tutto il futuro deformandone la tenerezza, cercando interdire nell'intimo germinare di ognuno il rafforzarsi di un proprio immunitario sistema culturale-morale.
I folli più pericolosi tentano ridurre le creature come molecole di cui nel complesso sia esattamente prevedibile, controllabile e regolabile dall'esterno il movimento comportamentale: come in liquidi amorfi, aumentandone l'energia disponibile e il consumo, in vortici privi di senso.
(*) Alcuni documenti sull'avvenimento:
video, l'articolo del testimone Curzio Maltese, analisi delle immagini: metodo Kossiga?.
Update 31/10/08: l'ultimo video che segnalavo è stato rimosso. Ipotizzava, dall'analisi di varie immagini e riprese video, che uno dei componenti del gruppo di picchiatori fosse in realtà un poliziotto infiltrato. Maligno come sono, mi sa che ci aveva imbroccato. Un infiltrato che viene smascherato è bruciato.
Update 2, sempre 31/10/08: Francesco Nitto Palma, sottosegretario all'Interno, durante l'informativa urgente del Governo alla Camera, ha detto che gli incidenti scoppiati l'altra mattina a piazza Navona tra studenti di diverse fazioni politiche sarebbero stati provocati dagli studenti della sinistra. Deputato di FI, Nitto Palma è stato promotore nel 2002 di un emendamento per dare l'immunità ai parlamentari: secondo la sua proposta, i processi a carico dei parlamentari sarebbero stati sospesi fino al termine del mandato; inoltre si è speso in prima persona contro le varie proposte volte a ridurre il compenso dei parlamentari, bollandole come demagogiche.
Update 3:  Nuove foto, sempre più evidenti, sulla strategia di attacco: da Repubblica.it

27.10.08

Culti ammessi

C'è una cosa molto grave che sta avvenendo nel nostro Paese.
Una situazione che avvicina pericolosamente il sentire comune di oggi (impropriamente detto "buon senso") e la deriva più atroce, liberticida e discriminatoria del fascismo.

In molte città, soprattutto nel norditalia, le amministrazioni comunali escogitano penosi espedienti per impedire la libera associazione per preghiera o attività comunitarie degli immigrati di religione islamica.
Ciò che trovo preoccupante è il fatto che a queste situazioni si oppone un atteggiamento (tanto da parte della gente comune che di componenti del clero cattolico e di politici di centrosinistra) che si vorrebbe liberale: noi siamo favorevoli a forme di culto di qualsiasi religione, a patto che le "altre" religioni rispettino le nostre regole.

Abbiamo qui un primo punto: differenza sostanziale di trattamento tra cattolici ed altre religioni.

Quali sono queste "regole"? Semplificando molto, direi rinuncia a radicalismo o fondamentalismo, rinuncia al proselitismo, rinuncia ad attività politiche.
Questo, secondo molti, faciliterebbe l'integrazione di queste persone nella nostra società.
In altri termini: i "diversi" dovrebbero essere non troppo diversi, non troppo visibili, non troppo critici... per il loro bene.
Da qui ad ipotizzare la possibilità di un controllo di ordine pubblico degli altri culti il passo è breve.

Tra le leggi razziali emanate dal governo Mussolini, trova posto anche la famigerata legge sui culti ammessi (24 giugno 1929, n. 1159). La formula "culti ammessi", che fin dal codice penale Zanardelli del 1889 aveva designato onnicomprensivamente tutti i culti, cattolico compreso, veniva ora riferita esclusivamente alle confessioni di minoranza. Essa portò una serie di gravi restrizioni alla libertà dei culti e diede avvio un periodo di sempre crescente ostilità verso le minoranze religiose. La libertà di discussione in materia religiosa era limitata dalla spada di Damocle del divieto di propaganda religiosa; i culti venivano ammessi a condizione di non professare "princìpi contrari all’ordine pubblico o al buon costume", e la concreta verifica di ciò si traduceva necessariamente in un controllo statale sui princìpi religiosi professati; era normale, per esempio, la presenza dell'ispettore prefettizio durante lo svolgimento delle riunioni di culto. (per una trattazione più approfondita, consiglio questa pagina tratta da un ampio testo di Antonio Zappino)

A me pare che tanta liberalità di oggi assomigli pericolosamente alla logica che ha ispirato la mussoliniana legge sui culti ammessi.
Chi parla di integrazione nella nostra società sta di fatto dicendo che sono gli altri che devono spogliarsi della loro individualità, che devono disintegrarsi per entrare per la porta stretta di casa nostra. Cioè l'esatto contrario del senso del lemma società: l'unione di soci, di eguali, impegnati in un'impresa comune.

24.10.08

Violenza (2)


L'uomo ha sempre avuto la violenza dentro di sé.
Ci sono libri, riti, psicoterapie, film per esprimerla, per liberarla in modo non pericoloso.
Religioni, regole, leggi, per controllarla, reprimerla, placarla.
L'umanità è stata eternamente impegnata nel controllo, nella canalizzazione di questa energia.
L'uomo che non si fa dominare dagli impulsi aggressivi può creare, può elaborare sistemi estremamente complessi, trova una strada che si avvia al superamento dei limiti umani conosciuti. L'uomo può sperimentare la sensazione del superamento della propria condizione. A condizione che non sia né distruttivo né depresso.
Non sono psicologo, né sociologo, né filosofo, non sono competente, perciò la mia analisi è per forza di cose semplicistica, riduttiva... Però è una risposta. Una chiave di lettura. Una griglia per permettermi di capire. Capire Cogne ed Erba, i bimbi nei cassonetti e Pietro Maso, i campi rom devastati ed i bimbi rom mandati a chiedere la carità con le gambe spezzate, la violenza, la violenza assurda, la violenza gratuita, la violenza contro i piccoli, gli indifesi, i deboli.
E quel senso di trionfo di chi ha inflitto la violenza.

Tento solo di dare una mia risposta.
Se ci provassero tutti a dare una loro risposta?

23.10.08

Sono stato frainteso!


L'avete sentito anche voi? "Convocherò oggi il ministro degli Interni e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell'ordine"

Ma neanche 24 ore dopo, arriva puntuale:
“Non ho mai detto nè pensato che servisse mandare la polizia nelle scuole.” (clikkate per la pubblicità)

Prendendo a prestito una battuta di Marcello Marchesi, potremmo dire che davvero la sua figura di statista naneggia in tutta la sua pochezza nello squallido panorama della politica contemporanea.

(non ci metto il tag politica, a questo, che ne dite?)

La maestrina dalla penna rossa è una terrorista!

ore 13.59
"Fuori dal Senato e' in atto una campagna terroristica che avvelena il clima con l'obiettivo di bloccare la riforma". Lo ha detto il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, nel corso del suo intervento nell'aula di Palazzo Madama.

fonte L'Espresso

"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interni. Gli universitari? Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano. Non quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì».

Tratto da un'intervista di Francesco Cossiga al Giorno/Resto del Carlino/Nazione di oggi (testo integrale qui)

22.10.08

Propaganda di idee razziste


Sindaco di Verona condannato a 2 mesi per razzismo


Con l'accusa di propaganda di idee razziste, la corte d'appello di Venezia ha condannato a due mesi di reclusione, pena sospesa, il sindaco di Verona Flavio Tosi per violazione della Legge Mancino.

Tosi e' stato riconosciuto colpevole insieme ad altri cinque esponenti leghisti, per aver dato vita nell'estate 2001 ad una raccolta di firme per sgombrare un campo nomadi abusivo nel capoluogo scaligero. Tosi, all'epoca dei fatti consigliere regionale, era stato querelato da sette nomadi sinti e dall'Opera Nazionale Nomadi, assieme a Matteo Bragantini, Barbara Tosi (sorella di Flavio), Luca Coletto, Enrico Corsi e Maurizio Filippi.

Gia' in primo grado, nel dicembre 2004 i sei erano stati condannati per discriminazione razziale a sei mesi. Il 30 gennaio del 2007 la Corte d'Appello di Venezia aveva ridotto le pene a due mesi, assolvendoli dall'accusa di odio razziale.

Verdetto poi parzialmente annullato dalla Cassazione - con il mantenimento pero' dell'assoluzione per l'ipotesi di odio razziale - e rinviato a nuovo esame, sempre a Venezia.
A carico degli esponenti leghisti anche un risarcimento danni di 2500 euro per ognuno dei sinti costituitisi parte civile e di cinquemila euro a favore dell'Opera nazionale nomade.

Fonte: RaiNews24
Concettualmente, vorrei capire in che modo un sindaco che propaganda idee razziste non inciti di fatto all'odio razziale.

21.10.08

Premio produzione


Un interessante articolo dal Guardian. Il testo integrale in inglese si può trovare qui.

Le banche di Wall Street pagheranno 70 milioni di dollari ai loro staff.
Pagamenti e premi ammontano al 10% dello stanziamento deciso dal governo USA.


Il Guardian ha appreso che gli operatori finanziari delle banche principali di Wall Street riceveranno una somma superiore a 70 milioni di dollari (circa 52 milioni di euro), di cui una sostanziale parte composta da premi discrezionali, per il loro lavoro di quest'anno - nonostante il sistema finanziario globale sia sprofondato nella peggiore crisi dal crollo del mercato del 1929.

Il personale di 6 banche tra cui Goldman Sachs e Citigroup è in attesa delle sue retribuzioni malgrado le banche siano beneficiarie di un aiuto di 700 milioni di dollari (circa 520 milioni di euro) dal governo USA, aiuto che ha già suscitato critiche. Il governo ha versato questa somma a condizione che i pagamenti eccessivi dei dirigenti fossero contenuti.
(...)
Le somme che continuano ad essere spese dalle banche di Wall Street in salari, liquidazioni e, cosa ancor più controversa, premi, sembrano non avere alcuna relazione con le perdite in cui sono incorsi coloro che hanno investito nelle banche. Le azioni di Goldman Sachs e Citigroup sono diminuite di più del 45% dall'inizio dell'anno. Merrill Lynch e Morgan Stanley sono cadute di più del 60%. JP MorganChase ha perso il 6.4% e Lehman Brothers è fallita.

A un certo punto, la settimana scorsa, in Morgan Stanley l'ammontare di pagamenti per l'anno, fino a quel momento pari a 10.7 milioni dollari, era più grande del suo intero valore di mercato. In effetti, il personale, ricevuta la sua renumerazione, associandosi avrebbe potuto comprare la banca.

Nei primi 9 mesi dell'anno, Citigroup, che impiega migliia di persone nel Regno Unito, ha maturato 25,9 milioni di dollari (circa 19,2 milioni di euro) di salari e premi, con un incremento del 4% rispetto all'anno precedente. E pensare che la banca ha accettato investimenti per 25 milioni di dollari, cioè circa 18,5 milioni di euro, da parte del governo statunitense nel quadro del suo piano di risanamento.

Alla Goldman Sachs la cifra era 11,4 milioni di dollari, alla Morgan Stanley 10,73, alla JP Morgan 6,53 e alla Merrill Lynch 11,7. Alla Merril, che era sul punto di fallire il mese scorso prima che la Bank of America ne assumesse il controllo, il totale nell'ultimo trimestre è cresciuto del 76% fino a 3,49 milioni di dollari.
Nei giorni precedenti alla bancarotta, un mese fa, Lehman Brothers ha rivelato piani di pagamento del personale per 6,12 milioni di dollari, cioè circa 4,68 milioni di euro. (...)
Nessuna delle banche che il Guardian ha contattato ha voluto commentare i documenti riguardanti i loro piani di pagamento. Ma dietro le quinte, una fonte ha detto: "Per una persona normale i salari sono molto alti e i premi sembrano ancor più elevati. Ma in questo mondo si riceve un premio top per un risultato top, un premio medio per una performance mediocre ed uno molto più piccolo se non si è lavorato molto bene."(...)

Erica e i suoi fratelli


Ho letto l'inizio di romanzo Erica e i suoi fratelli di Elio Vittorini.
Si tratta di un testo del 1936, interrotto dallo scrittore siciliano a causa del suo coinvolgimento emotivo nelle vicende della guerra civile in Spagna. Esso venne pubblicato in forma di racconto nel 1956.
La storia racconta della dura vita della ragazzina Erica, in un misero dopoguerra di povertà diffusa. Vive in una casa abbandonata e cadente con i due fratellini; il padre è al nord, dove si arrabatta tra un lavoro e l'altro, ed è raggiunto poi dalla madre, che lo sa malato. Erica si arrangia con le poche provviste che la madre ha lasciato loro prima di partire, circondata dalla presenza densa, magmatica, delle altre donne del quartiere: vecchie e giovani, povere e benestanti, sole o con compagno e figli. Alla fine, quando non rimane più nulla in dispensa, Erica non trova altra soluzione che prostituirsi.

Nella dinamica del pensiero delle donne intorno alla bimba Erica, si sviluppa e si consuma un rituale collettivo implacabile, irreversibile, fatale. Il racconto è magnifico: con esattezza meticolosa, con chiarezza impressionante di visione, Vittorini rende manifeste le remote pieghe inconfessabili del moralismo, della compassione, della solidarietà, il meccanismo atroce del capro espiatorio.
L'oggettività non giudicante del modo di raccontare fa risaltare con più stridore la doppia faccia dell'azione collettiva. Vittorini si sofferma spesso a raccontare i pensieri dei personaggi; solo pochi anni più tardi, in Conversazione in Sicilia, questa attenzione scompare: pensieri e sentimenti si manifestano nella parola che crea ponti o aggredisce, nell'agire, nel modo di essere. Tuttavia, già in Erica e i suoi fratelli il processo interiore individuale e collettivo delle donne scava materialmente il baratro in cui la ragazza precipita.

Oggi, nella gente, vedo emergere chiaramente dinamiche di isolamento, di aggressività verso gli altri sotto la spinta della paura, dell'istinto di sopravvivenza, di conservazione della posizione o dei beni, per profitto.... Quello che è diverso rispetto al mondo raccontato di Vittorini - e forse, in un certo senso, migliore - è che le pulsioni egoistiche non hanno più altrettanto bisogno di ammantarsi di compassione o vicinanza solidale (poco importa se autentica o soltanto di facciata), non si nascondono pudicamente dietro un atteggiamento aperto, generoso, protettivo, amichevole, ma si esprimono pubblicamente nel distacco, nel silenzio, nel sospetto.
In più, eleggiamo a nostri modelli etici (e perfino li deleghiamo a governare le nostre vite) personaggi che innalzano a valori da agire nella società l'edonismo, la competitività, l'esclusione, lo scarico di responsabilità, la slealtà, la furbizia disonesta: elementi essenzialmente disgreganti, antisociali.
Le conseguenze si vedono nella violenza quotidiana delle nostre vite: dalla durezza dei rari rapporti con gli estranei (nei negozi, negli uffici pubblici...) fino all'orrore delle botte, alle coltellate, ai morti, ed al loro rovescio, il panico.
Una violenza insita in ognuno ed ognuna di noi.

Un sito dedicato ad Elio Vittorini: vittorininet.it

17.10.08

Ragazze e ragazzi per la pace





* piccole impronte


Il 23 ottobre Pequeñas Huellas apre a Torino
Terra Madre 2008.

L’esibizione verrà replicata per il pubblico domenica 26 ottobre.

Gli artisti di Pequeñas Huellas, 280 ragazzi da tutto il mondo, si esibiranno a Torino al Palaisozaki, giovedì 23 ottobre alle ore 15, con un padrino e una madrina d’eccezione: Ramzi Aburedwan, il palestinese la cui immagine, scattata mentre da bambino lanciava pietre contro i carri armati israeliani, divenne simbolo della prima Intifada nel 1987, e Sarah Carrere M’Bodj, giovane artista senegalese. Per assistere all’inaugurazione è sufficiente compilare e spedire l’apposito modulo reperibile sul sito www.terramadre2008.org.
Lo ste
sso concerto, patrocinato dalla Regione Piemonte, verrà replicato domenica 26, alle ore 11.30 presso l’Auditorium Rai di Torino. Il biglietto d’ingresso, su prenotazione (da effettuarsi presso la sede dell’Associazione in Piazza Vittorio 5 a Torino; o telefonando al numero 347-7333502), ha un costo di 10€ e gli incassi verranno devoluti a sostegno delle attività di Pequeñas Huellas.

Nel contesto di Terra Madre, infine, si terrà il Primo incontro internazionale di ragazzi per la pace, la tolleranza e il dialogo, dove giovani di ogni età e nazionalità si confronteranno sul tema “figli della terra”. Le conclusioni del work-shop, che sarà chiuso al pubblico, verranno riportate nel corso del concerto del 26 ottobre.

Pequeñas Huellas, fondata su iniziativa della violista da gamba Sabina Colonna-Preti, è un’associazione internazionale, nata a L’Avana nel 2004 e che oggi trova la sua sede a Torino. L’Associazione, che coinvolge artisti fra gli 8 e i 17 anni di ogni parte del mondo, vuole favorire lo scambio tra i giovani e la crescita e formazione del cittadino attraverso la musica, vista sia come disciplina sia come mezzo per stare gli uni con gli altri.

Informazioni e prenotazioni
Pequeñas Huellas
011-8391842 oppure 347-7333502

www.pequenashuellas.com


16.10.08

Uno sciopero più civile


La Casa delle Libertà si prepara ad aprirci nuovi spazi di libertà.
Il ministro Sacconi annuncia un disegno di legge per limitare il diritto di sciopero nei "servizi di pubblica utilità".

Non solo. Cercando di rivaleggiare col suo padrone nel senso del ridicolo Sacconi ha dichiarato che intende “favorire lo sciopero virtuale, che si può fare col fazzoletto al braccio: io lavoratore sono in agitazione, perdo il salario e però il datore di lavoro paga una cifra congrua per ogni lavoratore che si astiene virtualmente dal lavoro. La controparte cioè paga ugualmente e queste risorse vanno a un fondo solidaristico che poi decidono come usare. E questo sempre per evitare un’interruzione del servizio pur legittimamente manifestandosi un disagio”.

Poi, aggiungo io, i lavoratori, già che ci sono, possono infilarsi una scopa nel c*** e così risolvere il problema dell'igiene nei luoghi di lavoro (evitando al datore di schiavitù la spesa dell'impresa di pulizie) ed al contempo divertirsi.