13.10.08

Violenza (1)


Perché tante persone scelgono la violenza?
Cosa offre aver sovrastato un altro corpo? Averlo colpito, ferito, forzato, violato, distrutto?
Non lo so. Non l'ho mai provato. Quando ho alzato le mani su qualcuno, poi non stavo bene. Nulla di cui essere orgoglioso.
Solo nell'incontro con l'altro, con l'altra, posso uscire dalla mia gabbia; posso provare la gioia di un sorriso scambiato, di uno sguardo d'intesa, di una parola dolce che riscalda il cuore; il brivido di scoprire un concetto, un'idea a me nuova; il piacere di una carezza, di una vicinanza che riscalda. La tenerezza, la fiducia, la comprensione, la compassione, il desiderio, l'amore.



Mi ha fatto pensare la notizia dei tafferugli creati dagli ultras italiani a Sofia. Non riesco a capire il motivo. Anzi: sono perfino affascinato dalla pura inutilità di questo gesto.
Mi ha fatto venire in mente il bellissimo La casa del silenzio di Orhan Pamuk. Nella vicenda raccontata da Pamuk, seguiamo passo passo il disagio crescente di un ragazzo, Hasan; un disagio non così lontano dall'alienazione degli altri personaggi, ma che in lui prende la strada irreversibile di una violenza tanto assurda, debole di motivazioni, autodistruttiva, quanto evitabile. Evitabile perché dietro a questo gesto, per Pamuk, c'è una manipolazione irresponsabile delle menti che ricade fuori controllo sugli anelli deboli della catena.
Fuori controllo? Fino ad un certo punto. I burattinai sanno che ci può scappare il morto, ma lo mettono nel conto dei rischi; anzi: spesso arrivano ad usare il morto per i propri scopi, per insinuare paura, per invocare rigore contro oppositori politici e stranieri, per creare nuovi anelli deboli.

P.S.: A proposito, guardate questa foto, della quale ringrazio n&o