19.12.08

La resa dei conti

Un caro saluto a chi ancora mi viene a leggere nonostante la mia scarsa solerzia nell'aggiornare questa paginetta.

Titolo idiota, ma mi è parso assolutamente adatto a una storia idiota, storia di perdita di significato delle parole e delle cose.

Scrivo mentre si sta svolgendo la direzione del Partito Democratico. Non so ancora che dirà Veltroni e come si deciderà di affrontare questo momento.
Tutto sommato, trovo che sia una questione ininfluente.

Chi si ricorda l'epoca delle "ideologie"?
C'erano i comunisti, che credevano in una società di eguali, ma verticista (confesso che non sono mai riuscito a capire come funziona).
C'erano i fascisti, che credevano in una società diseguale e nei valori tradizionali (la patria, la romanità, la forza... mie le minuscole!).
C'erano i democristiani, che avevano difficoltà ad armonizzare ideali cattolici, solidali e sostanzialmente rispettosi delle specificità di ciascuna persona, e prassi di gestione politica.
C'erano i "laici"... per esempio i socialisti di Craxi. Per l'epoca chiamarli socialisti ci pareva scandaloso, ma non si può dire che non ci fosse dietro una visione del mondo, un progetto lucido e luccicante.
Infine, c'erano gli altri: i piccoli, le frange, gli ultra- e gli extra-, i puri e duri... e scusate se dimentico qualcuno (si dimentica sempre qualcuno).


La gestione della politica internazionale e della cosa pubblica si decideva in un iperuranio inaccessibile e opaco ai poveri elettori: servizi segreti, stragi di stato, golpismi, mafia, clientelismo a livello capillare.


Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.(...)

Pier Paolo Pasolini (
Corriere della Sera, 14 novembre 1974)
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Poi fu Tangentopoli, evento epocale di cui non ho ancora trovato un'analisi convincente. La mente andava immediatamente, a torto o a ragione, al provocatorio "Processo alla DC" di Pasolini. Per chi viveva in quel momento, era un sovvertimento di un modus vivendi che avevamo creduto eterno, immutabile. Era anche, quotidianamente, la scoperta che potevi partecipare ad un concorso senza necessariamente essere raccomandato, o chiedere a un ente pubblico un permesso senza bustarella annessa.

Intanto, cresceva la cosiddetta crisi delle ideologie.
[Come se la demonizzazione delle ideologie non fosse essa stessa un'ideologia...]
Mi sentirei di definirla molto semplicemente come una rinuncia progressiva ma irreversibile all'ideale politico, a favore di un compromesso in funzione della predisposizione a governare; e governare oggi significa amministrare una politica compatibile con linee economiche date da alcuni principali gruppi di potere economico, quindi le possibilità che governi di destra o di sinistra possano condurre una politica veramente alternativa gli uni agli altri è irrealista.
Intanto, la gente assisteva a tutto ciò approvando tacitamente (o vomitando nel suo cantuccio ancor più tacitamente), preparata adeguatamente da 30 anni di colpevole governo borbonico della DC.
"...responsabilità della degradazione antropologica degli italiani (responsabilità. questa, aggravata dalla sua totale inconsapevolezza) [...], responsabilità dell’esplosione «selvaggia» della cultura di massa e dei mass media, responsabilità della stupidità delittuosa della televisione,"
sempre da P.P.Pasolini "Processo alla Democrazia Cristiana"
Dopo le ideologie, poco a poco anche i princìpi hanno cominciato a perdere consistenza. Viene fuori dal cilindro di tangentopoli, dalla sfiducia verso la classe politica, il mito del "tecnico", del capitano d'industria capace di raddrizzare le sorti del Paese. Una mossa abilmente orchestrata; la vittoria della P2, probabilmente...
Quello che è reale, è la sua assoluta mancanza di princìpi.
Le regole vengono cambiate, le leggi adattate alle necessità personali, lo stato diventa "cosa nostra". La Costituzione è carta straccia, i suoi cardini anticaglie.
La destra coagulata intorno al suo vate, si mimetizza in questo stile.
La sinistra, invece, si pone come garante di tutto ciò che gli altri calpestano.
Finché tocca a lei, governare.

Allora, anche qui si cercano dolorosi compromessi: alleati pericolosi, ritocchi allo stato sociale, le missioni militari internazionali con qualche se e parecchi ma, tante omissioni e promesse non mantenute. Ma è storia di oggi.
L'esperienza di governo si traduce in una profonda sofferenza proprio per quei partiti che più si ponevano come garanti dei princìpi, Rifondazione Comunista, Verdi, Comunisti Italiani, e che più avevano ceduto.

Ora, suona la campana dell'etica di governo.
Il dilemma del PD: farsi partito dell'italietta furbetta berlusconiana (ma questo partito c'è già) oppure rifondarsi su basi etiche (ed anche qui, c'è già l'IDV)?

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L'apparato digerente devastato da una maligna influenza, non so chiudere con una nota risolutiva, di pace interiore. Vi lascio con una canzone ironica, ma anche epica e un po' consolatoria.