13.2.09

Repressione!

Vorrei abbozzare alcuni punti di riflessione a margine della “crisi di nervi” della società suscitata dalla storia di Eluana Englaro, ma le questioni che mi interpellano sono molte, per cui vedrò di non tirarvele addosso tutte insieme.


Cos'era, Eluana Inglaro, dopo 17 anni di coma irreversibile?
Riusciamo ad immaginarlo?
Di sicuro non era la giovane dal sorriso contagioso e esplosivo delle foto che il padre ha dato alla stampa, forse per tenere lontani i giornalisti, o forse perché per lui quella era Eluana, e non quell'altro bozzolo senz'anima.

Nell'immaginario della gente, si è cercato di riempirla di quelle caratteristiche eminentemente umane che rendessero possibile al clero cattolico ed ai loro supporter in Parlamento definire l'interruzione della sua insensata artificiale agonia come "condanna a morte". Si è detto che solo la stessa Eluana avrebbe potuto esprimersi per un'interruzione della sua alimentazione forzata.

Quanto questo argomento sia prestestuoso è evidente. Chi ha avuto un parente affetto da malattia terminale molto dolorosa, sa quanto spesso la forza di vivere viene meno a chi si trova in quelle miserevoli condizioni.
A tal proposito, vi segnalo questo toccante post di Marco Cattaneo (consiglio di prendersi il tempo di leggere anche i commenti).
Di più: vogliamo dimenticare l'atroce vicenda di Piergiorgio Welby, la sua richiesta lucida di smettere l'alimentazione forzata, la sua atroce agonia? Forse che in quel caso sussistevano dubbi sulla sua volontà?
Eppure, si arrivò perfino all'incriminazione per l'anestesista che pietosamente eseguì le sue volontà, come oggi si vorrebbe incriminare Beppino Englaro del crimine più orrendo, l'assassinio della propria figlia.

In realtà, il potere politico si pone, del tutto arbitrariamente, come proprietario del corpo, configurandosi come “braccio esecutivo” dei dettami della nuova onda preconciliare della Chiesa Cattolica Romana.
Appropriarsi dei corpi, è una vecchia storia dei regimi totalitari. Qualcosa di enormemente simbolico.

Il corpo è rivoluzionario. Il corpo è sovversivo.
Col corpo si ama.
Col corpo si desidera.
Col corpo si può sfuggire. perché il corpo crea, naturalmente, supera i confini, le definizioni, le etichette sociali. Crea vicinanze incontrollabili.

Non per niente nel carcere di Abu Ghraib si cercava l'umiliazione dei prigionieri attraverso l'umiliazione dei loro corpi, oltre che col vero e proprio massacro.
Non per niente, nel momento epico del movimento di contestazione del 2001, non si è scelto tanto di evitare scontri diretti col movimento, quanto di reprimerlo in modo sanguinoso.

Il disprezzo del corpo, il controllo del corpo per sancire la propria supremazia provoca un effetto nella vita agìta delle persone più fragili, meno indipendenti e responsabili. Lo faceva notare Lele parlando della teoria della "finestra rotta": le storture della politica ricadono a valanga sull'agire delle persone. Ecco a voi, nella cronaca dei quotidiani inferni, un moltiplicarsi di stupri di donne, di minori, una recrudescenza di violenze ancora contro donne (anche in famiglia), contro senzatetto, contro stranieri. Il debole che afferma la sua supremazia sul più debole.

Riberallarsi. Ora e sempre

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