29.5.09

Contro le chitarre, manganelli.

Da VeronaInforme:


Contro i giovani scatta la repressione di Tosi
Stasera 27/05/2009 a Verona, piazza dei Signori, verso mezzanotte sono arrivate  diverse pattuglie della polizia locale. Comandati dal vice capo dei  vigili, si sono imposti per fare rispettare l'ordinanza del  sindaco che vieta di suonare strumenti musicali dopo le ore 22. Come  ogni mercoledì, in piazza dei Signori, stasera c'erano moltissimi  giovani, che si ritrovano liberamente per parlare, suonare, vivere la  piazza cittadina fuori dal contesto commerciale, dei bar, dei locali.
I vigili hanno dapprima dato una multa (di 100 euro) ad un ragazzo che  suonava uno strumento a percussione. La protesta si è accesa subito, un  cumulo di ragazzi circondava le pattuglie chiedendo spiegazioni,  protestando, ironicamente facendo bolle di sapone vicino alle macchine  della polizia locale. Immediatamente è nata una colletta spontanea tra  le persone presenti, che ha coperto quasi subito l'intero ammontare  della multa.

Da notare che in piazza, stasera, era presente lo stato maggiore della  polizia, con vicequestore, vicecapo della digos, un numero imprecisato  di vigili e di poliziotti, che riprendevano e monitoravano la situazione. La polizia si è fermata in piazza presidiandola per un lungo lasso di  tempo, con l'evidente intenzione di scoraggiare il ritrovo.

Vedendo che la gente non se ne andava, il vice comandante della polizia  locale è penetrato, seguito da almeno 10 vigili, tra  le persone chiedendo le generalità ad un ragazzo che suonava una  chitarra. Con toni provocatori e mettendo per primo le mani addosso,  spingendo e trattenendo. Ha acceso da solo una piccola colluttazione coi  presenti. Immediatamente sono  arrivate in piazza almeno tre jeep della polizia, DALLE QUALI SONO  SCESI, CASCHI IN TESTA E MANGANELLI IN MANO i poliziotti formando un  cordone di fronte alla gente presente. Da notare ancora che l'arrivo dei  poliziotti è stato fin troppo tempestivo e brevemente deciso.  Immediatamente hanno circondato la gente che protestava e hanno portato  via,con la forza due ragazzi, menando le mani, calciando e  spintonando chiunque si frapponesse, anche solo per chiedere  spiegazioni. La digos, fino ad allora fintamente disposta al dialogo, ha  dato manforte operativa (con mano pesante) al sequestro dei due ragazzi. (...)
Immediatamente, (...) è nato un  corteo spontaneo al grido "Verona città libera, liberi tutti subito" fino ad  arrivare alla questura, dove i ragazzi hanno protestato, bussando  vivacemente al cancello della questura. (...)
Epilogo: dopo che la digos si è frapposta intavolando una falsa e  ipocrita discussione, i due ragazzi sono stati rilasciati, con la  denuncia di: resistenza a pubblico ufficiale, con aggravante, e rifiuto  di fornire i documenti, sempre con aggravante.
Tutto ciò (...) è documentato tramite filmati, testimonianze  e, stanotte, tramite un referto medico di uno dei fermati.

Verona, una città che odia la musica e la gioventù.

Niente paura: siamo in campagna elettorale!

28.5.09

Attenti alle spalle!


Lo so, è vecchia.
D'altra parte, in questo Paese le uniche novità apprezzate davvero sono quelle a parole. Ma nei fatti, nel cuore, siamo dei nostalgici.
Tanto vale prenderne atto.
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27.5.09

Correva l'anno 2001...

E' solo una mia impressione, o queste elezioni sono sempre di più come entrare in un sex-shop e chiedersi quale vibratore farà meno male?

Daniele Luttazzi, da Satyricon

SoundArt

Una breve sintesi e alcuni spunti di riflessione dalla conferenza che Staffan Mossenmark, soundartist svedese, ha tenuto il 18 maggio scorso alla Biblioteca Civica di Verona, nel quadro delle iniziative S.A.C.S. (Sound Art in City Spaces).
Mossenmark collabora con il Conservatorio di Musica di Verona da alcuni anni ed è uno dei principali animatori del progetto Verona Risuona, fin dalla prima edizione.



Il desiderio di annullare la distanza tra performer e spettatore hanno spinto Staffan Mossenmark ad intraprendere un cammino che da compositore di musica contemporanea l'ha portato alla SoundArt.
I luoghi tradizionali deputati all'esecuzione musicale (teatri, sale da concerto, ecc.) sono costruiti in modo che vi sia una barriera fisica che marca lo spazio e ne identifica due porzioni ben distinte per il pubblico e per il gruppo che si esibisce. Egli identifica, quali spazi più idonei per abbattere questa separazione e favorire l'incontro, i luoghi pubblici.
La piazza è nella città lo spazio simbolo della democrazia, quello dove si incontrano e dialogano le anime diverse della società. La piazza è il luogo del "free speech", cioè non solo della libertà di parola, ma anche della sua pratica.
E dove ciascuno e ciascuna pratica la libera espressione, per il sistema di dominio è impossibile esercitare il suo controllo.

Da parte del SoundArtista vi è un interesse etico per ciò che avviene in un luogo pubblico. L'arte entra nella società, ne diventa parte.



Da punto di vista della pratica artistica, Mossenmark ci ha parlato del suo interesse per i suoni ordinari, quelli così "normali" che appartengono alla conoscenza di chiunque, al di là della propria tradizione o cultura musicale. In questo, vi è un consapevole obiettivo sociale, che vuole abbattere qualsiasi tipo di confine, qualsiasi rapporto di potere.
Il suono grezzo viene poi sviluppato dal SoundArtista: elaborato, inserito in un flusso sonoro più complesso, inserito in un contesto rappresentativo, o anche solamente messo sotto una lente che lo "rivela".

Quest'ultimo tipo di intervento elementare ha dato il via al progetto della Mappa Sonora della città di Göteborg. Alla determinazione dei luoghi "interessanti" sotto l'aspetto del suono può partecipare chiunque, segnalando un determinato punto della città e dandone al gestore del progetto una descrizione emozionale attraverso elementi grafici astratti.

Ovviamente, il solo fenomeno sonoro non è estrapolabile dal contesto che lo genera. Il fatto stesso che un fatto sonoro normalmente trascurato in quanto ordinario venga considerato come episodio carico di valenze estetiche crea uno straniamento: l'atto che genera il suono (ad esempio l'uso di un motore: The Beauty and the Beast, Wroom!, Good Vibrations) assume una consapevolezza che lo fa entrare a far parte dell'atto artistico.


Ancora, sulle molteplicità offerte da questo modo di procedere ci dà interessanti spunti il progetto Iron: 20 culturisti ben oliati, a torso nudo, trascinano lungo un'ampia strada delle sottili barre di ferro lunghe 6 metri, che emettono un suono stridente ed argentino. I culturisti rappresentano con (inconsapevole?) ironia l'iconografia del muscolo, il suo culto, il suo miscuglio di brutalità e quasi femminile vanità, mentre portano non oggetti pesanti, che emettano un suono grave, violento, ma leggere barre dal suono sottile, ricco di armonici acuti.
I simboli, le implicazioni, le suggestioni sono chiare ed eloquenti. La comunicazione, diretta, immediata, non verbale.

Ho chiesto a Mossenmark come nasce un progetto e quale interesse avesse per lui il suono in quanto fenomeno astratto.
Mi ha risposto, sinteticamente, "spostando lo sguardo" in un modo che ho trovato assai efficace e chiarificante, che la cosa più importante è il luogo.
Luogo inteso nel senso più ampio di un ambiente comprendente, oltre alle sue caratteristiche "oggettive", tutta la ricchezza della dimensione umana, la presenza fisica delle persone e la funzione simbolica del loro agire e "presentarsi" nel luogo stesso.
La SoundArt è una diversa forma di democrazia.
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25.5.09

Non amano l'acqua, rubano e stuprano





Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.






Testo tratto da una relazione del 1912 dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano. Si parla di immigrati italiani

22.5.09

Bollettino meteo del malumore di Cometa.

Ci prendo gusto. Visto il successo, continua la serie dei post autoreferenziali.

Oggi, 22 maggio, dormito poco e male. In Italia si parla di:

Cattivi studenti, che picchiano la buona polizia.  Cattivi cattivi, come dimostra il fatto che hanno osato proteggersi con scudi di plexiglass e caschi dalle affettuose carezze dei manganelli tonfa. Beh, io che non c'ero sono molto grato a chi si è rovinato i polmoni con i micidiali lacrimogeni al CS perché tutti possano godere di un sapere che non sia merce, per riprendersi la città come luogo di libera aggregazione, di incontro, di  confronto, di espressione, di abbraccio, di lotta, senza controllo da parte del potere.


Buon Politico, uno che pensa alla governabilità del Paese, alla giustizia uguale per tutti i cittadini, infine al nostro benessere. 
Le dichiarzioni prese da RaiNews24.it:
"La giustizia penale e' una patologia nel nostro sistema. I giornali oggi dicono che non e' possibile criticare i giudici, ma criticare i giudici e' un diritto di ogni cittadino": dice il premier Silvio Berlusconi dal palco dell'assemblea di Confindustria. A questo passaggio la platea ha applaudito.  (...) "la Costituzione è stata scritta dopo il ventennio fascista e tutto il potere è stato dato al Parlamento che è pletorico"(...) "La crisi ha una componente psicologica molto forte, che se alimentata come paura puo' contribuire a rendere la crisi piu' profonda. Sono profondamente addolorato quando vedo che giornali, tv e opposizione continuano a cantare la canzone del catastrofismo e del pessimismo". Per Berlusconi "il governo ha ben reagito restando a fianco di chi ha perso il lavoro e di chi ha piu' bisogno".

...sì, per rapinargli il portafoglio!

La "catastrofista e pessimista" ISTAT sostiene che  c'è stato un "calo record nelle vendite al dettaglio", mentre Confidustria dice che l'occupazione sprofonda. Alla faccia dell'ottimismo, voglio proprio vedere se alla fine della crisi tutti coloro che hanno perso il lavoro lo recupereranno. Non c'è altro ottimismo possibile, ammesso che non si muoia di fame o si vada a rubare prima.

Allora, vi ringrazio, cattivi studenti, "violenti e delinquenti", come ha detto Maroni...
Anche in Italia, come in Grecia, Francia, Spagna, pretendiamo la libertà, pretendiamo la giustizia, pretendiamo di poter tutti vivere del sudore della fronte.
Riprendiamoci la vita!



18.5.09

Cometa e gli atei

Una buona parte dei o delle blogger con cui dialogo si definiscono atei.
Spesso mi sorprendo per le affinità di vedute con loro, nonostante dentro di me mi senta quasi uno spiritualista, lontano anni luce da una visione razionalista del mondo.



Quello che non posso condividere è l'assunto, a cui si rifanno riduttivamente molti atei "radicali", secondo cui si può affermare solamente ciò che è sperimentabile coi 5 sensi principali ed elaborato attraverso la logica; una posizione ben rappresentata dalla celebre battuta di Gagarin nello spazio: "Non vedo nessun dio quassù."

A mio parere, non ci sarebbe alcun bisogno di stabilire una teoria per escludere lo spirituale. La conseguenza di questo principio è una rete con un sacco di smagliature: l'ateo, se posso generalizzare, ha spesso un grande rispetto per il "fattore umano", per tutto ciò che determina la specificità umana, e quindi anche per un'ampia serie di manifestazioni dell'animo o dell'intuito (la poesia, l'arte, il sentimento, la vita psichica) che sono fatti più della materia dello spirito che di quella del fegato.
Facendo di ogni erba un fascio, in genere trovo più rispetto delle diversità tra coloro che si dicono atei, che tra quelli che si definiscono "credenti".

Quello che manca alla sensibilità umana e democratica degli atei, generalmente, è il rispetto per la religiosità o la vita spirituale del singolo.
Ho subito spesso l'irrisione di chi mi accusava di credere in superstizioni o fantasmi, senza rendersi conto di quanta parte delle facoltà umane  siano implicate in attività altrettanto simboliche, quali la poesia o la filosofia.


E poi, rovescio la medaglia: l'ateo ha per definizione un forte senso laico dello stato. Ma qual è il genere di laicismo di chi non professa alcuna religione? Il suo laicismo spesso è dogmatico, non è passato attraverso alcuna riflessione, alcun dibattito, perché lo ritiene superfluo. Tuttavia, non può capire i pericoli di uno stato confessionale chi considera con lo stesso disprezzo o disinteresse qualsiasi forma religiosa, da quella che si conforma all'etica umana e la completa (per esempio, arricchendola della componente di compassione, oppure con il riconoscimento del principio divino in ogni persona, aspetti presenti in varie confessioni e filosofie) a quella sbandierata o imposta col solo scopo di farne uno strumento di controllo delle coscienze.
Non faccio alcun esempio: a ciascuno lascio la possibilità di avvicinare le mie considerazioni alle situazioni reali nella Storia e nell'attualità.

In questo atteggiamento che ho appena descritto percepisco una forma di dogmatismo. Parrebbe un paradosso, ma non lo è: lo dico serissimamente.
Esempio: ricordate i bus con la pubblicità dell'UAAR, quelli con la scritta "LA CATTIVA NOTIZIA E' CHE DIO NON ESISTE"? Quale differenza (e non solo di forma) col modello inglese a cui si sono ispirati: "THERE'S PROBABLY NO GOD"! La mancanza di quel probably non è solo meno polite, ma rispecchia un modo di ragionare che trancia, senza sfumature, senza discussione.

In questa forma dogmatica, io vedo una reminiscenza degli effetti nefasti dell'educazione cattolica che tutti gli italiani (ahimè, anche i non cattolici) hanno ricevuto e subito.
In mancanza di un argine quale la rivoluzione francese, che ha prodotto il modello di citoyen  (cioè il livello di condivisione sociale comune a tutti, a prescindere dalla provenienza etnica, religiosa o politica), la struttura gerarchica autoritaria del cattolicesimo romano, con a capo nientemeno che un personaggio infallibile a prescindere da quello che dice (salvo venire contraddetto dal suo successore) ha penetrato profondamente la cultura italiana, vi si è diffusa capillarmente, ha innervato il carattere della società, favorendone gli aspetti di passività, di unanimismo, di esclusione del diverso.
Aspetti che immediatamente rivelano il carattere non evangelico del sistema cattolico, dal momento che sono in palese contrasto con l'imitazione di Gesù, per come è ritratto nei libri canonici ed in quelli apocrifi (militante, sovvertitore, stimolatore del percorso individuale, fortemente egualitario, anzi sbilanciato verso i reietti, i deviati, le donne, gli stranieri); l'autorità papale si configura come un riferimento non spirituale, ma morale, e quindi fortemente conservatore, anacronistico e censorio.

E allora? Allora, secondo me, c'è bisogno di un atto di liberazione personale che vada oltre il solito trito e ritrito anticlericalismo, la minestrina lunga e riscaldata del supposto coraggio dell'ateo di fronte alla morte: coraggio che non può in nessun caso dipendere da una teoria, da una posizione ideologica. Non c'è liberazione dalla religione imposta senza una critica delle radici profonde che hanno determinato ciò che siamo oggi.

Attendo vostre reazioni.
:-)

14.5.09

La prima necessità

Una lettera inviata ad effedieffe.com

Stimato direttore, a distanza di diversi giorni, anzi di oltre due settimane dal sisma che ci ha messo in ginocchio, a L’Aquila c’è già qualcuno che ha il modo di riutilizzare internet e scrivere a EFFEDIEFFE. Con tutte le cose che ci sono da fare... non è una cosa scontata, ma il troppo è troppo. In pochi giorni a L’Aquila, sono arrivati tutti... il presidente del consiglio e tutta la pletora di figuranti di destra sinistra e centro... martedì verrà il Santo Padre... e ora... anche il G8.


Cosa siamo diventati? Un luogo di pellegrinaggio? So che siamo pittoreschi... lo vedo coi miei occhi... gente vestita di stracci o abiti usati distribuiti dalla caritas, che sguazzano in campi di fortuna allestiti in ex campetti di calcio di periferia o paese... scarpe lorde di fango, occhi spauriti, anziani malati, donne incinte, bambini... ammassati in tende da 12, come animali da stalla, o in palloni ad uso sportivo. Donne anziane che debbono spogliarsi e lavarsi davanti a decine di persone, mamme che debbono fare la fila anche per portare in bagno i bambini, poi bagno... che parola grossa... un lurido cesso di plastica piazzato alla meno peggio... con il serbatoio chimico, puzzolente, malfermo, stretto... Intanto sui giornali tutto va bene... è tutto ripartito... sembra abbiano riaperto le scuole... gli uffici... ... la verità è che siamo come eravamo dopo tre giorni dal sisma: “in mezzo alla m…!!!”.



Intanto i media dopo i primi giorni di pietismo e lacrimucce stanno spegnendo le luci... la gente sui loro salotti cambia canale, perchè ci sono le finali di qualche “reality”… (ahahahah che cosa è la realtà???). La gente nei discorsi da bar dice già: “Cambiamo discorso ti prego... non ci voglio pensare...” ... ebbene lo si faccia... lasciateci in pace se non volete o potete aiutarci... almeno lasciateci in pace... viviamo in una città distrutta... l’intero centro storico è devastato, presidiato dall’esercito e blindato. Non possiamo tornare neppure a scavare sulle nostre case alla ricerca delle foto dei nostri figli o del nostro gatto di casa... io ho la casa ridotta ad una bottiglia rotta… inagibile... l’ufficio devastato... oltre un decennio di mutui da pagare su immobili da rottamare... una attività in proprio che non beneficerà dei mega appalti che già si stanno approntando a Roma, e qualche poveraccio di dipendente... disperato… spacciato… come me... come noi tutti.

Ma il governo che fa??? Ci rompe i c… invece di mandare container e baracche... che sono brutte; i cialtroni che ci governano... ci fa stare accampati, lontani da telecamere indiscrete e filtrando interviste non allineate... la città già blindata diventa totalmente bloccata ... ora pure il G8… perchè??? Per avere ancora più disagi...??? Per far arrivare anche qualche altro elemento di dissesto??? Non basta quello che ci ha riservato la vita? Il nostro destino non è già abbastanza miserando??? Dobbiamo rassegnarci anche alle più sordide e becere strumentalizzazioni bipartisan???

Sono arrivati a decine... a centinaia di volontari... con le loro telecamerine e fotocamere amatoriali... ridevano quando arrivavano… poi iniziano a parlare con noi... il loro sorriso sparisce… ne ho visti molti piangere... pediatri nelle tende pediatriche... piangere come vitelli, davanti a bambini che svengono ad ogni minima scossa dello sciame sismico che continua inesorabile... ho visto due bambini un bimbo di sei e una bimba di 8, che hanno perso la parola... semplicemente... non parlano più... Ho visto il terrore negli occhi di mio figlio, mentre i suoi giochi e i suoi mobili gli crollavano addosso, mentre le pareti si frantumavano e la polvere invadeva la casa, ho sentito le grida di terrore di mia moglie che nel buio del black out che è arrivato quasi subito non riusciva ad aprire la porta finestra che dà in giardino perchè gli infissi si sono deformati...

Mi sono spaccato i piedi camminando scalzo sui vetri della sala... bottiglie di vino, pezzi di mobili, ho dovuto sfondare tutto usando il mobile su cui allora mettevamo i CD... siamo usciti che la terra aveva smesso di tremare... e intorno la gente urlava nelle scale o fuori in strada... mentre l’odore di metano dalle condutture spaccate aveva invaso il quartiere. Ho visto tutto questo… e ringrazio il Signore, lo ringrazio perché pur avendo perso tutto, non ho perso nulla... ho con me mia moglie e mio figlio, non ho avuto lutti tra i parenti più stretti... m’è andata di lusso... e la cosa assurda è che non ho perso nè la lucidità, nè il disincanto… nè il coraggio... andremo avanti... siamo vivi... ripartiremo dal niente.... Se mai ci daranno soldi per ricostruire o meglio rabberciare quel che è scomparso per sempre... passeranno per banche, interessi agevolati, bonifici, fatture autorizzate da periti e finanzieri... siamo terremotati... non possiamo chiedere... possiamo solo accettare… o meglio subìre... ma subìre il nostro destino... non essere strumentalizzati in modo indegno... C’è chi di noi ha subito morti strazianti... poche dicono… sul totale delle popolazioni... (che bravi esperti...) poche... perché solo 300 morti... non sono niente...

…ma Cristina.. faceva l’infermiera nell’ospedale che è crollato... era al pronto soccorso... e ora è sotto terapia psichiatrica... non lavora più... è sconvolta... ha visto gente lasciata morire in rianimazione... perché era troppo malmessa... o anziana... mettevano a questi disgraziati un foglio di carta addosso attaccato col cerotto... e una X rossa a pennarello... il segno della condanna... c’erano troppi bambini... emorragie... teste spaccate, toraci schiacciati... e ora lei non dorme più... piange... piange sempre... non mangia... non sa più sorridere... Un mio vicino di casa, si è covinto di essere il prefetto questore... chiama i ministeri... parla da solo... è alloggiato in un campo nello stadio! del rugby... e veste lo stesso vestito doppio petto che indossa un dirigente in ufficio... con scarpe da ginnastica rosse però... da settimane... dice di non poter andare da altre parti o con parenti... perchè come prefetto è sempre reperibile…

Il dottore del terzo piano lavorava al sert... ora lavora in una tenda blu… dorme in macchina da settimane... lavora a turni, gira i campi a somministrare droghe ai tossici mischiati alla gente comune, per tenerli buoni… e somministra psicofarmaci a palate... neppure per lui ci sono posti in container... e ora però arriva il G8.

Non è giusto tutto questo... questo è troppo... scrivo da una roulotte davanti casa... ho collegato un tubo di acqua e un cavo di fortuna, passano attraverso una delle crepe che si sono squarciate sul mio muro di casa... ho collegato internet ricollegando la mia linea dalla chiostrina in strada... ho un bambino che mi ha detto: “papà... quando aggiusti la casa rotta???” Io gli ho risposto... che è troppo rotta… verranno dei signori tra un po’... e ne faranno scempio... hanno già iniziato le demolizioni... ruspe enormi... che spianano tutto... vicoli antichi… ricordi... suoni... mio figlio ha fatto quattro anni... e dice per telefono ai nonni... “nonno... nonno... io abito nella casa di plastica... perchè la casa di mattoni è troppo rotta... domani forse papà torna in casa coi pompieri e mi riprende il cartone dei mostri pelosi...”.

Capite il nostro nuovo mondo surreale??? No... so che non potete e forse non volete... so anche che in fondo è inesorabile... persino giusto... chissà... ma almeno chiedo il rispetto del nostro dolore... e per la p… ... lasciateci in pace... lasciateci dignitosamente abbandonati a decisioni più grandi di noi... soli coi nostri drammi, le nostre paure... i nostri rimpianti... ma almeno ci si lasci la dignità. Gli aquilani non hanno l’indole dei piagnoni... non siamo un popolo di sciatti questuanti... siamo un popola chiuso, malfidato, ma onesto, coraggioso... saremo ex pecorai transumanti e contadini di pedemonte... ma non siamo gente vile... rivendichiamo il diritto alla verità... alla dignità... porca p…!!!

Io direttore le chiedo un favore... venga a L’Aquila anche Lei... venga a vedere... usi la sua redazione perchè non si spenga la luce su questa nostro unico bisogno... non chiedo una raccolta fondi del c… ... non chiedo aiuti per me o per la mia famiglia in roulotte... (ho dovuto pagarla in contanti... usata... settemilatrecento euro e per fortuna che li ho racimolati tra parenti e amici...) chiedo un suo articolo... dopo che avrà visto i nostri sguardi... sentito le nostre voci... se vorrà venire... cercherò di farla stare meglio che si potrà... magari non in tenda... perché ci sono già gastroenteriti e polmoniti virali... ma la prego... prego la redazione... non dimenticateci... date voce alla nostra prima necessità... la dignità di esseri umani.

Grazie per quello che vorrà fare.

Luca D’Antonis

13.5.09

Verona Risuona 2009

La cometa è un convinto sostenitore di tutte le occasioni di aggregazione, di incontro, di vita sociale, contro la paralisi e la paura, propugnata e perseguita dall'attuale amministrazione comunale di Verona come politica della città e vita sociale.
Passando dalla terza alla prima persona, Ci sarò anch'io. Invito tutti, non ad assistere ma a partecipare!

Verona Risuona [RICONVERSIONE SONORA DI SPAZI URBANI] è un percorso sonoro che dal 2007 invade annualmente di note il centro storico con concerti per strumenti insoliti, installazioni interattive, performance di musicisti, ballerini e semplici passanti.



Un laboratorio aperto alla cittadinanza, che punta ad avvicinare il pubblico alla musica d’avanguardia, coinvolgendolo in prima persona per abbattere le frontiere tra fruitore ed esecutore.





La musica esce dai luoghi istituzionali e si impadronisce del tessuto urbano, dimostrando che la creatività è la carta vincente per coinvolgere la gente e stimolarne la passione e l’interesse culturale.


Evento Promosso dal Conservatorio Dall’Abaco e dall’Accademia Cignaroli di Verona in collaborazione con l’Accademia di Musica e Teatro dell’Università di Göteborg.



Verona Risuona diventa il più importante Festival Italiano di Sound Art, realizando il progetto, finanziato dall’UE, del laboratorio sonoro “SOUND ARTS in CITY’s SPACES” che coinvolge studenti e professori delle 5 migliori università in Europa. Una settimana di performance, concerti, laboratori e conferenze sulla Sound Art a Verona.

11.5.09

Italiani brava gente?

Nabruka Mimuni si è uccisa. O l'abbiamo uccisa?

Scrive l'Incarcerato:
Guai a voi che puntate il dito contro le altre nazioni ove dite che i diritti dell'uomo vengono calpestati.
Guai a voi che avete il coraggio di affermare che siamo un esempio di civiltà.

Il 7 maggio, una donna tunisina di nome Nabruka Mimuni, che da ben 20 anni lavorava qui in Italia, si è impiccata nel Centro di Identificazione ed Espulsione (ex CPT) di Ponte Galeria, a Roma.
qui il racconto della sua compagna di cella
Si è ammazzata perchè l'indomani sarebbe stata tradotta in Tunisia, una terra non più sua, irriconoscibile per lei, dove sarebbe stata sola e abbandonata.
Stava facendo la fila in questura per rinnovare il permesso di soggiorno come tutti gli altri. La polizia l'ha presa e sbattuta dentro quella specie di lager.
Il 6 sera sera le hanno comunicato che sarebbe stata espulsa e la mattina seguente le sue compagne di cella l’hanno trovata impiccata in bagno. Da quel momento le recluse e i reclusi di Ponte Galeria sono in sciopero della fame per protestare contro questa morte, contro le condizioni disumane di detenzione, contro i maltrattamenti e contro i rimpatri.
Nabruka lascia un marito, e un figlio. Era in Italia da più di 20 anni. È stata catturata due settimane fa dalla polizia mentre era in coda in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno.
Se dobbiamo dare un nome a chi l’ha uccisa, non basterebbero le poche righe che ho a disposizione. Del resto, almeno qualche nome di questa lista lo conoscete già: intanto il ministro Maroni, che si è vantato della gente deportata in Libia senza neanche passare dai porti italiani; poi il partito del ministro e tutto il suo governo, che si apprestano a portare di nuovo a sei mesi il tempo di reclusione nei Centri di identificazione ed espulsione (CIE, gli ex CPT); e ancora la Croce rossa italiana, che gestisce il centro di Roma Ponte Galeria e diversi altri lager in Italia; e giù giù, tutti coloro che approvano, a voce alta o in silenzio, o che non si schierano apertamente contro questa vera e propria pulizia etnica.


Italiani brava gente?
Noi creiamo il reato di clandestinità. Noi, che abbiamo riempito il mondo di immigrati regolari e soprattutto irregolari, noi che abbiamo diffuso dappertutto la fama dell'italiano ignorante e sporco, ladro e truffatore, noi che abbiamo esportato le mafie.
Noi prolunghiamo la detenzione nei CIE, lager di stato.
Noi invochiamo l'apartheid in metropolitana, negli autobus, negli ospedali, nelle scuole.
Noi, di destra o di sinistra, respingiamo coloro che arrivano dal mare, contro ogni diritto, contro ogni umanità. Contro la Convenzione di Ginevra e la Convenzione europea dei diritti umani, alle quali formalmente aderiamo. E non solo oggi: nel 2005 vi erano già stati respingimenti collettivi verso la Libia, a causa dei quali l'Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Noi nel 1997 abbiamo affondato una nave di poveracci che cercava di raggiungere le nostre coste, 100 persone mandate marcire sul fondo del Canale di Otranto. Noi di destra e di sinistra: il Partito Democratico ha, infatti, sostenuto fino in fondo, votandolo in Parlamento lo scorso gennaio, l’accordo firmato da Berlusconi lo scorso 30 agosto con Gheddafi a Bengasi. Un accordo che prevede esattamente questo tipo di collaborazione e di deportazioni illegali, perché sancite al di fuori di qualsiasi supervisione internazionale da parte delle Nazioni Unite. Una supervisione che non e’ un optional, ma un impegno sancito dalla legge che applica la Convenzione ONU sui Diritti dei Rifugiati.

Oggi noi dobbiamo prendere una posizione chiara.
Dire apertamente da che parte stiamo. Da quella dei torturatori, degli assassini, o da quella di chi dice "basta!".
Perché i lager sono sotto gli occhi di tutti e noi non possiamo affermare, come i tedeschi sotto il Nazismo, che "non sapevamo".

Lo possiamo gridare alla manifestazione nazionale del prossimo 23 maggio a Milano.
http://www.dachepartestare.org/

Lo possiamo e lo dobbiamo dire col nostro voto. Già il prossimo 6 e 7 giugno.
Ricordandoci che Piero Fassino, responsabile esteri del PD, ha dichiarato che il respingimento degli immigrati senza permesso «non è un’idea improvvisa, non nasce oggi. È un’azione di contrasto e di dissuasione dei clandestini che è prevista in tutti i documenti dell’Unione europea. E l’Italia l’ha applicata anche» ai tempi dei governi di centrosinistra.
E' quello di Fassino, il mondo che vogliamo?

.

9.5.09

Nel corso della Storia in contromano

Berlusconi: La sinistra voleva un Paese multietnico, noi no.

(Da RaiNews 24)


Una destra trista e autoreferenziale in delirio d'onnipotenza ritiene di poter fermare la Storia coi muscoli.
Sono punti neri sul naso di questo tempo. Strizzati o lasciati essiccare, spariranno non appena finirà l'orgia di salame e cioccolata del Paese bulimico.

6.5.09

I lavoratori sono soli?

Un testo di Franco Berardi (Bifo) dal sito di BOLOGNA CITTA' LIBERA, lista civica che si presenta alle prossime elezioni comunali e provinciali di Bologna.
L'ho barbaramente ed arbitrariamente sforbiciato, ma lo potete trovare integralmente qui.

Ci hanno raccontato frottole per trent’anni: concertazione, compatibilità, competizione, riduzione del costo del lavoro. E straordinari, contratti a tempo determinato, flessibilità, mobilità...
I sindacati hanno concertato, i padroni hanno profittato, il salario è crollato.
In termini di capacità di acquisto il salario di oggi vale la metà di quello che valeva trent’anni fa
E’ questo il progresso che ci ha garantito la democrazia concertativa?
Ma ancora non basta. Dopo averci raccontato un milione di frottole ora ci dicono: ecco c’è la crisi. Macché crisi, quella che sta sconvolgendo il sistema industriale in tutto il mondo non è una crisi, ma il collasso definitivo del capitalismo moderno.
Eppure la classe dirigente, con il suo codazzo di giornalisti sindacalisti e preti di vario genere, pur avendo fatto bancarotta non intende affatto mollare. Coloro che hanno nelle loro mani il potere economico politico mediatico e militare fanno la faccia sorridente però si cagano sotto, e cercano di rassicurarci: durerà un anno forse due... poi ci sarà la ripresa, firulì firulà.

Non ci sarà nessuna ripresa, parliamoci chiaro. Non ci sarà ripresa perché la storia della crescita è finita. E’ finita non solo perché il sistema finanziario globale è entrato in un buco nero, non solo perché l’indebitamento occidentale ha mangiato la ricchezza delle prossime due generazioni, ma anche perché le risorse fisiche del pianeta sono esauste, esaurite. E anche le risorse psichiche dei lavoratori e della società intera sono al collasso.

NERVOUS BREAKDOWN.

Per venti anni i sindacati hanno svenduto i nostri interessi in nome della concertazione. (...)
Ma oggi non basta più la concertazione. Il Ministro Sacconi esige dai sindacati la complicità. Ed ecco i Bonanno e gli Angeletti, vecchi leccaculo per professione, correre a fornire il loro sostegno.

CENTINAIA DI MIGLIAIA DI LAVORATORI SONO IN CASSA INTEGRAZIONE
CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PRECARI SONO RIMASTI SENZA LAVORO

Ma Bonanni e Angeletti non hanno niente da obiettare. A loro va bene così.

Nessuna forza politica sta dalla parte dei lavoratori.
La sinistra – compresa, spiace dirlo la vecchia roccia di Rifondazione – si è dissolta dopo la meritata sconfitta dell’aprile 2008. Perché ha appoggiato il governo Prodi-Mastella invece di denunciarlo e abbandonarlo? Perché ha votato l’accordo capestro sul welfare? Perché ha votato a favore di una detassazione degli straordinari?
Perché era attaccata all’ultima sdrucciolevole poltrona. Ora l’ultima sdrucciolevole poltrona è sdrucciolata. (...)
Il Partito democratico – incapace di trovare unità su qualsiasi altra cosa, trova unità soltanto nella difesa della confindustria. Il partito di Colaninno e di Caleari incita la CGIL, unico tra i sindacati storici che tenta di organizzare una resistenza, a cedere, a diventare come gli altri due un sindacato complice. L’accordo che CISL e UIL hanno sottoscritto sancisce la fine del contratto nazionale, sancisce la mano libera sulle condizioni di lavoro e sul salario. Questo à l’accordo che il PD vuole imporre alla CGIL.

La crisi che è iniziata in America e lentamente sta inghiottendo l’Europa non è una crisi come le altre. E’ il collasso del capitalismo finanziario globale ma è anche il collasso del sistema industriale globale. Il crollo del sistema industriale è un fatto irreversibile. Non torneremo mai più alle condizioni della crescita, non solo perché l’indebitamento dell’occidente non renderà possibile una ripresa della domanda e degli investimenti, ma anche perché le risorse fisiche del pianeta sono prossime all’esaurimento.

E allora? I lavoratori che sono stati costretti per trent’anni ad accettare ogni ricatto per favorire la crescita ininterrotta, ora sono lasciati da soli a gestire la bancarotta del capitalismo neoliberista.
Licenziamenti, cassa integrazione, decimazione del lavoro precario, caduta verticale del salario.
La storia è finita qui? No, la storia non è finita, perché

I LAVORATORI NON SONO SOLI QUANDO SONO UNITI.

Non c’è più bisogno dei vecchi partiti non c’è più bisogno della vecchia unità sindacale. C’è bisogno di una solidarietà di base, di una solidarietà nella vita quotidiana. I lavoratori sono la grande maggioranza della società. Possono costruire le strutture autonome della vita sociale al di fuori delle regole assassine del potere economico. Possono costruire mercati autogestiti dei beni necessari, rapporti diretti tra consumatori e produttori che permettano di eludere la catena distributiva delle corporation. Possono costruire strutture autogestite di formazione e di produzione di sapere insieme ai lavoratori della conoscenza che si mobilitano nelle università e nei centri di ricerca. Possono costruire una loro società autonoma da quella dei bancarottieri confindustriali.
Nelle grandi città europee si diffonde la pratica degli allottments, orti coltivati autonomamente negli spazi verdi della città. Bisogna moltiplicare gli orti cittadini, creare le condizioni dell’autosufficienza alimentare della società dal capitale.
E’ sul territorio urbano che si ricostruisce oggi la comunità e l’unità dei lavoratori, per rendere vivibile la vita quotidiana. (...)

5.5.09

(Termo)valorizziamo i blog

Sono veramente deluso. Se nei giornali la notizia su cui si parla di più è il rapporto matrimoniale in crisi del premier, questo è divenuto l'argomento fondamentale di discussione anche nei blog.

Ciò evidentemente vuol dire che il blog come strumento d'informazione dal basso si sta irrimediabilmente accartocciando su se stesso.

Sì, irrimediabilmente: credo che il popolo dei bloggers stia svilendo la forza di questo strumento, alla ricerca del facile applauso, della lievitazione del numero degli ingressi... Ma il numero degli ingressi non fa la qualità o l'interesse dei lettori. Questo lo si è visto chiaramente nella vicenda dell'appello ai politici sulla trasparenza nella ricostruzione in Abruzzo: non si è guardata la sostanza (cioè quali politici si siano impegnati ad un'amministrazione trasparente del dopo-terremoto) ma il numero dei visitatori dei blog e delle testate giornalistiche che hanno ripreso l'appello. IN REALTA', i politici interpellati l'hanno completamente snobbato.

Voglio invece mettere in luce una notizia a mio parere molto importante, una notizia su cui davvero vale la pena di fare una battaglia politica. L'ho presa da Sale nel mondo.
L'inceneritore di Acerra: non è pronto e non lo sarà per i prossimi anni.
"qualche giorno fa ho parlato con il padre di una ragazza che conosco, che fa l'ingegnere e sta lavorando all'inceneritore di Acerra. mi ha confermato che l'inaugurazione è soltanto una manovra politica, che il termovalorizzatore come vorrebbero far credere loro, e cioè con i filtri e la produzione di energia, non è pronto e non lo sarà per i prossimi anni. sta funzionando come inceneritore, brucia tutto ciò che arriverà.. gli ho chiesto come ha fatto a scendere a patti con la sua coscienza vendendo le sue competenze ad un progetto così distruttivo. non mi ha risposto nulla, mi ha soltanto guardata con un sorriso triste e lo sguardo spento..."
.

3.5.09

Una testimonianza dall'Abruzzo.


Oggi è il 20 aprile 2009.
 
Per molti Abruzzesi lo sguardo è congelato all'alba del 6 aprile 2009.

Io, fisso il mio sull'ennesimo sorriso paterno e rassicurante del nostro Presidente del Consiglio, che campeggia sul paginone centrale de Il Centro, quotidiano locale e che ancora una volta (pure quando un minimo di decenza richiederebbe moderazione), fa sfoggio di capacità ed efficienza facendo grandi promesse nella speranza che si dimentichi il prima possibile (si sa gli italiani hanno memoria moooolto corta), che fino al 5 aprile nel meraviglioso piano casa che si intendeva varare a imperitura soluzione della crisi economica, di norme antisismiche nemmeno l'ombra...

Vi scrivo da Colle di Roio (AQ) uno dei paesini colpiti dal sisma del 6 aprile 2009. Il mio paese. Trovo molto difficile fare ordine nel turbinio di pensieri che mi gonfiano la testa, ma ci proverò. E scrivo questa nota perché credo che solo uno strumento quale la rete permetta di conoscere altre verità, senza mediazioni se non dell'autore. Il nostro campo è abitato da circa trecento persone, distribuite in una quarantina di tende. Tornati da una vacanza mai iniziata, assieme a Pierluigi, abbiamo cercato di dare un contributo alle attività di gestione della tendopoli che, nel frattempo, (era passata già una settimana dall'inaspettato evento), era andata sviluppandosi. Come sapete non sono un tecnico, né ho una qualche esperienza di gestione logistica e di personale in situazioni di emergenza e quanto vi racconto può essere viziato da uno stato di fragilità emotiva (immagino mi si potrà perdonare). Il fatto è, che a fronte di uno sforzo impagabile profuso da molte delle persone presenti nel nostro campo, (volontari della protezione civile, della croce verde/rossa, vigili del fuoco, forze di polizia etc...), inarrestabili fino allo sfinimento, ci siamo trovati, o sarebbe meglio dire ci siamo purtroppo imbattuti, nella struttura ufficiale della Protezione Civile stessa e nel suo sistema organizzativo.

La splendida macchina degli aiuti, per quanto ho visto io, poggia le sue solide e certamente antisismiche basi, sulle spalle e sulle palle dei volontari; il resto dà l'impressione di drammatica improvvisazione. E non perché non si sappia lavorare o non si abbiano strumenti e mezzi, ma semplicemente ed a mio parere, perché si è follemente sottovalutato il problema fin dall'inizio.

Se è vero che il terremoto non è prevedibile è altrettanto vero che tutte le scosse precedenti (circa trecento più o meno violente prima dell'inaspettato evento) dovevano rappresentare un serio monito. Perché non è servito il fatto che due settimane prima del sisma alcuni palazzi presenti in via XX settembre a L'Aquila, poi miseramente sventrati, erano già stati transennati perché le scosse che si erano susseguite fino a quel momento (la più alta di 4° grado, quindi poca cosa...) avevano fatto cadere parte degli intonaci e dei cornicioni... Una persona minimamente intelligente, a capo di una struttura così grande quale la protezione civile, avrebbe dovuto schierare i propri uomini alle porte della città, come un esercito, pronto a qualsiasi evenienza.

Ed invece mi trovo a dover raccontare che le prime venti tende del nostro campo se le sono dovute montare i cittadini del paese (ancora stravolti dal sisma), con l'aiuto di una manciata di instancabili volontari, che manca un coordinamento tra i singoli gruppi presenti, che la segreteria del campo (che cerchiamo di far funzionare), è rimasta attiva fino a ieri con un PC portatile di proprietà di mia proprietà, acquistato "sia mai dovesse servire", e con quello di un
volontario; che siamo stati dotati di stampante e telefono ma per la linea ADSL (in Italia ancora uno strano coso...) stiamo ancora aspettando e quello che siamo riusciti a mettere in piedi è merito dell'intelligenza di qualche giovane del posto e dei suoi strumenti tecnici; che abbiamo dovuto chiamare chi disinfettasse e portasse via mucchi di vestiti perché arrivati sporchi e non utilizzabili; che fino dieci giorni dal sisma avevamo un rubinetto per trecento persone,
nessuna doccia, circa 20 bagni chimici e nessun tipo di riscaldamento per le tende. Vi ricordo che in Abruzzo ed a L'Aquila in particolare la primavera fatica ad arrivare e che anche in queste notti la temperatura continua ad essere prossima prossima allo zero.

Non ci si può quindi stupire che molte persone, la maggior parte delle quali anziane (e non tutte con la dentiera...), cocciutamente ed in barba alle direttive che vietano di rientrare nelle case, continuano a fare la spola dalla tenda al bagno di casa. Potreste obbiettare che tutto sommato e visti i risultati raggiunti nel seguire più di quarantamila sfollati questi problemi sono inevitabili e bisogna solo avere pazienza. Condivido il ragionamento.

Quello che mi lascia stupita, che la gente non sa e che gli organi di informazione si guardano bene dal dire è che tutta la macchina si basa all'atto pratico, sulla volontà ed il cuore di persone che lasciano le loro case e le loro famiglie e che non pagate, cercano di ridare un minimo di dignità e conforto a chi, a partire dalla propria intimità, ha perso tutto o quasi.

La protezione civile che molti immaginano (alla Bertolaso per intenderci) non esiste nei campi, almeno non nel nostro. I volontari si alternano, perché obbligati ad andarsene dopo circa 7 giorni.

Cosa comporta tutto questo? Che ogni settimana si vedono facce nuove con la necessità di ricominciare a conoscersi ed imparare a coordinarsi, che il capo campo cambia anche lui con gli altri e quindi può avere esperienza o meno, che spesso, ed è il nostro caso, la gestione di alcune attività è affidata ai terremotati perché non viene inviato personale apposito, con inevitabili problemi, invidie acrimonie e litigate tra... poveri.

Volete un esempio cristallino della disorganizzazione? La nostra psicologa, giunta al campo per propria cocciuta volontà, è rimasta anche lei solo una settimana. Vi immaginate quale può essere l'aiuto ed il sostegno che una persona addetta può dare e quale fiducia può riscuotere per permettere alle persone di aprirsi, se cambia con cadenza domenicale???

A questo si aggiungano l'inesperienza di molte persone (spesso e per fortuna sconfitta dalla volontà di far bene) e le tristi e umilianti dimostrazioni di miseria umana che ci caratterizzano e che risultano ancora più indecenti ed inaccettabili in casi di emergenza.

Qualcosa di buono però ragazzi l'ho imparato. Ho imparato che per la richiesta di materiale devo inviare un modulo apposito e che a firmare lo stesso non deve essere il capo campo, la cui responsabilità, fortuna sua, è solo quella di gestire trecento vite, trecento anime, più tutti coloro che ci aiutano dalla sera alla mattina, ma serve il visto del Sindaco, oppure del presidente di circoscrizione oppure di un loro delegato (pubblico ufficiale). Noi dopo aver speso due giorni per individuare chi dovesse firmare questi benedetti moduli, sappiamo che dobbiamo prendere la macchina e quando serve (ovviamente più volte al giorno), raggiungerlo al comune.

Un'ultima noticina. Due giorni fa la Protezione civile si è riunita con gli esperti, ed ha ritenuto che non vi siano motivi di preoccupazione relativamente alle dighe abruzzesi (la terra trema ogni giorno). Ora ricordandomi che analoga sicurezza era stata espressa all'alba di una scossa di quarto grado e pochi giorni prima che il nostro inaspettato evento facesse trecento morti e azzerasse l'economia e la vita di migliaia di persone... ho provveduto, poco elegantemente, ad eseguire il noto gesto scaramantico...

Però dei regali li ho ricevuti. Sono le lacrime di molte delle persone che hanno lavorato alla tendopoli, trattenute a stento nel momento dei saluti; sono le parole e gli sguardi dei vecchi del paese, che mescolano dignità e paura, coraggio e rassegnazione, senza mai un lamento.

Un'altra cosa. Vi prego chiunque di voi possa, prenda il treno l'aereo o la macchina e si faccia un giro per L'Aquila e d'intorni. Le tendopoli non sono tutte come quelle a Collemaggio. Scoprirete il livello di falsità che viene profuso a piene mani dagli organi di comunicazione oramai supini e del livello di indecenza del ns. presidente del consiglio che prima con lacrime alla cipolla e poi con sorrisi di plastica distribuisce garanzie e futuro a chi vivendo in tenda e saggiando sulla pelle la situazione sa, che sono tutte balle.

I morti sono serviti subito per mostrarsi umano e vicino alle famiglie, ma ora è meglio dimenticarli in fretta..Via via... nessuna responsabilità, nessun dolo. I pm sono dei malvagi... ricostruiamo in fretta... forza la vita è bella, vedrete, tra un mese sarete tutti a casa...Conoscete i nomi delle famiglie che doveva ospitare nelle sue ville?

Le virtù umane travalicano gli eventi, le sue miserie non hanno confini.

Se volete vi prego fortemente di inviare questa mail a quanti vi sono amici. La stampa nazionale si è guardata bene dal pubblicarla.

Un saluto a tutti.

Laura

...dove il lavoro è per il pane



Non c'è commemorazione più irritante per un precario o un disoccupato del I maggio, i megaconcerti e i paraponziponzipò dei sindacati. Pare uno sberleffo da parte di chi il lavoro, bene o male, ce l'ha; e tradisce il senso autentico di questa ricorrenza, la lotta per il lavoro, dalla rivolta di Haymarket a Portella della Ginestra.
Finalmente, ho letto una bella cosa, uno scritto in cui mi riconosco, nel blog dell'incarcerato.

 


Da parte mia, aggiungo questo testo dei Gang, che ho conosciuto attraverso la recitazione del grande-cuore Massimo Totola.
A quest'ultimo mando un ringraziamento grande grande.







Il lavoro per il pane

Il popolo mio è qui
dove egli canta
dove il lavoro suo
è per il pane
Per sempre avrà la Primavera
perchè ai cieli lui appartiene
perchè di Terra è fatto
e della Terra fa col sogno
il suo giardino

Il popolo mio non ha prigioni
nè torri e nè confini
perchè la sua città di gioia è fatta
di spighe d'oro di filari d'uva
di olio e miele

Il popolo mio insorge
nell'ora prima
quando scalzo va sull'erba
che a lui di pace dona
una missione

Il popolo mio il mondo non affanna
poiché nati d'amore sono i figli suoi
Poiché cerca con un bacio
la giusta parola
quella che la Terra fa iniziare
là dove le ali si levano
senza far rumore
dove i fiori dicono i loro nomi

Il popolo mio risorge
quando consegna la sera
alla tovaglia bianca
e nell'ora che è della cena
il cuore improvviso gli appare
in mezzo al petto
così sfugge al tramonto
che cinge l'ultima rosa

E quando il popolo mio sogna
sarà la luna, il cane
sarà il ribelle a custodire
il sentiero l'argine
la trave del soffitto

Il popolo mio compie le stagioni
e non altri
non chi coi demoni soffiò
vento di sabbia sul raccolto
non chi piantò il chiodo nelle carni
non chi la spina conficcò
nella fronte
Mite erede della Terra
è il popolo mio


Il popolo mio è qui
sui campi dove ogni giorno torna
e trova ogni giorno le sue impronte

Il popolo mio offre le sue mani
alle distese di colori
all'alba che trionfa sconfinata
perchè dell'Amore la fede lui conserva

Il popolo mio è testimone
della farfalla, della foglia che cade
del violino e della pietra
e del sole che si fa sangue
dell'arcobaleno e del vento che trema
della luce che esce
da ogni ferita

Il popolo mio è qui
dove egli canta
dove il lavoro suo
è per il pane
(Marino e Sandro Severini, da Gandhi)