11.12.09

Unrepentant: analisi di un genocidio

Kevin Annett è nato a Edmonton, Canada, nel 1956.
Ha avuto un'infanzia povera, che ne ha fatto un combattente per la giustizia. Si è laureato in Antropologia ed in Scienze Politiche a Vancouver, poi ha studiato Teologia ed è diventato ministro di culto nella Chiesa Unita del Canada.

Quando è assegnato alla chiesa di Saint Andrew a Port Alberni e si trova di fronte ad una piccola comunità di bianchi, mentre un terzo della popolazione del luogo è nativa, si chiede dove siano gli indigeni, perché non partecipino alle attività del resto della popolazione.
Poco a poco, prendendo contatto con gli abitanti della riserva indiana, scopre le tracce di un sistematico genocidio dei nativi, con il concorso del governo canadese e delle Chiese cristiane attive sul territorio: la Chiesa Unita, l'Anglicana e la Cattolica Romana.

A questo punto, cacciato dalla Chiesa Unita, dedica la sua vita all'assistenza a favore degli indigeni ed alla denuncia al mondo del genocidio, in particolare di quello che ha avuto come vittime i bambini nelle Scuole residenziali. Scrive due libri e gira un documentario intitolato ”Unrepentant: Kevin Annett and Canada's Genocide” che vince nel 2006 il premio come 'Miglior Regia' al New York International Independent Film & Video Festival.

Ve lo presento qui sotto, nella versione sottotitolata in italiano.

Come funziona un genocidio? Ecco le parole di Annett:
Nella prima fase si elimina la struttura originale del gruppo in questione. Gli annienti la lingua, la cultura, gli porti via il territorio. Nella seconda fase gli imponi la struttura del gruppo dominante. Esattamente questo è avvenuto in Canada, come in ogni regione colonizzata, ma qui è avvenuto per prima cosa attraverso le Chiese.
"E' come per l'impero romano. Dissero: «Caspita, non li stiamo sconfiggendo. Più gente bruciamo nel Colosseo e diamo in pasto ai leoni, e più gente si converte. Hanno un potere morale che cresce in tutto il mondo. I nostri soldato stanno diventando cristiani e dicono di non voler più combattere.» Quindi il loro impero stava crollando e allora si fecero furbi e dissero: «Non è possibile distruggere un movimento come questo, ma si può cooptare e pervertire», ed è esattamente quello che fecero, aprirono la porta e dissero: «Entrate e accomodatevi, ragazzi, prendete una poltrona nell'impero e i faremo diventare gente di successo. Noi vi daremo potere così potrete convertire la gente, vi daremo i mezzi per conquistare il modo. Non sarete mai più perseguitati.» E loro accettarono. Voltarono le spalle a Cristo, gli chiusero la porta. E diventarono la Chiesa. Diventarono la cristianità e come risultato si ritrovarono le mani sporche di sangue."
I bambini nativi erano sottratti alle famiglie, rinchiusi nelle scuole residenziali, e qui subivano dagli insegnanti e dai religiosi abusi fisici, psicologici e sessuali che la gran parte delle volte portavano alla morte.
L'ultima scuola residenziale, White Calf Collegiate, è stato chiuso nel 1996.

UNREPENTANT



Per approfondire, suggerisco NativiAmericani.it, un blog d'informazione sia sulle culture dei Popoli Nativi Americani e sia sulle loro attuali condizioni di vita e rivendicazioni.

1.12.09

Società della Noia

Pianeta Svizzera.
La Svizzera ha sempre avuto il complesso di dover essere più Ginevra che Ticino o Appenzeller: essere svizzeri voleva dire portare con orgoglio l'immagine di una società aperta, dove chiunque può trovare asilo, a patto che si sottoponga con rigore alle severe regole sociali.
Oggi, questo 57% di elettori pronunciatisi contro la costruzione di minareti costringe il Paese a guardarsi allo specchio ed a vedere le brutture, le piaghe della sua cultura.

Chi come la Cometa ha fatto l'esperienza di lavorare nella Confederazione sa che il razzismo, ammantato di moralismo, è parte costitutiva del carattere di questo popolo, che nel suo impegno costante di cittadinanza si sente perennemente "giusto", e per ciò stesso condanna le difformità.

Pianeta Italia.
Com'era ovvio prevedere, gli alfieri nostrani dell'integralismo, dell'esclusione sociale e del razzismo non hanno perduto l'occasione per alzare la voce, dalla Lega Nord a Gasparri.
Eppure la situazione dell'Italia e della Svizzera è lontanissima, e chi lo tace non può essere in buonafede. Se dalle città svizzere dei cantoni più poveri ancora fino al tardo '800 si emigrava in cerca di una vita economicamente sostenibile, città libere come Ginevra e Basilea, dopo l'avvento della Riforma, già erano raggiunte da coloro che fuggivano le persecuzioni dell'Inquisizione papale: un'immigrazione prevalentemente intellettuale, in cerca di libertà di pensiero e di culto.
Poi, nel tardo XIX secolo e sempre di più dopo la II guerra mondiale, la Svizzera diventa meta di persone in cerca di lavoro. Prima ancora che si concludesse, nel 1948, l’Accordo italo-svizzero d’emigrazione, gli italiani arrivavano in Svizzera a decine di migliaia. Nel 1946 ne erano giunti quasi 50.000, nel 1947 quasi il doppio e nel 1948 oltre 100.000. Oggi, si calcola che vivano e lavorino nel Paese 400.000 italiani, oltre a oltre 300.000 persone dalla ex-Yugoslavia ed altri gruppi numericamente più ridotti da altre regioni, per un totale di un milione e mezzo di persone, circa il 20% della popolazione del Paese ospitante.
Al contrario, l'Italia fino a ieri è stata esportatrice di manodopera, di persone povere che cercavano fortuna in altri Paesi. E' solo da poco tempo che siamo diventati appetibili per persone più povere di noi; le cifre parlano chiaro: tra il 1861 e il 1985 sono state registrate quasi 30 milioni di partenze d'italiani verso qualche Paese estero. Oggi, la popolazione straniera in Italia costituisce circa il 6,3% del totale.
Il complesso degli italiani, al contrario degli svizzeri, è casomai quello di essere in tutto il mondo etichettati come ladri e truffatori, donnaioli ed ignoranti.
E come in ogni luogo comune, un fondo di verità c'è. Se vi è un ambito del Made in Italy che continua a fare affari all'estero senza temere flessioni nonostante la crisi economica, questo è la malavita organizzata ed il giro internazionale del riciclaggio del denaro.

Europa Unita.
La Svizzera non si vergogna più del suo razzismo. In questo, segue l'onda europea: smette di rappresentare la parte di un paese di civiltà superiore, di un baluardo del rispetto sociale. Si tratta di un vero shock per le istituzioni elvetiche come per quelle europee.
Siamo arrivati (nel peggio) ad essere un unico continente, che non si vuole inclusivo e rende le sue società impermeabili al confronto, all'arricchimento, al cambiamento.
Un continente autoreferenziale; una civiltà morente.

E i giovani?
Di fronte alla lettera di Pier Luigi Celli su Repubblica, all'impotenza dei vecchi che hanno fatto questa società di vecchi e per vecchi, c'è un dato di speranza, un'occasione che Celli, l'Italia che conta e quella che si rimbambisce davanti alla TV potrebbero ancora non lasciarsi sfuggire.
Cresce il numero degli iscritti stranieri nelle universita’ italiane.
Oltre 50mila Provengono dall’Albania, dalla Grecia, dalla Romania e dal Camerun, aspirano a diventare medici, economisti, letterati e ingegneri, frequentano prevalentemente gli atenei del Nord d’Italia e
sono soprattutto donne.

Ne parla in una bella intervista video a RaiNews24 il prof. Patrizio Bianchi - Rettore dell’Università di Ferrara. Ve lo consiglio; è confortante ancora ascoltare queste cose.



...tornare a meravigliarsi del creato....
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