1.12.09

Società della Noia

Pianeta Svizzera.
La Svizzera ha sempre avuto il complesso di dover essere più Ginevra che Ticino o Appenzeller: essere svizzeri voleva dire portare con orgoglio l'immagine di una società aperta, dove chiunque può trovare asilo, a patto che si sottoponga con rigore alle severe regole sociali.
Oggi, questo 57% di elettori pronunciatisi contro la costruzione di minareti costringe il Paese a guardarsi allo specchio ed a vedere le brutture, le piaghe della sua cultura.

Chi come la Cometa ha fatto l'esperienza di lavorare nella Confederazione sa che il razzismo, ammantato di moralismo, è parte costitutiva del carattere di questo popolo, che nel suo impegno costante di cittadinanza si sente perennemente "giusto", e per ciò stesso condanna le difformità.

Pianeta Italia.
Com'era ovvio prevedere, gli alfieri nostrani dell'integralismo, dell'esclusione sociale e del razzismo non hanno perduto l'occasione per alzare la voce, dalla Lega Nord a Gasparri.
Eppure la situazione dell'Italia e della Svizzera è lontanissima, e chi lo tace non può essere in buonafede. Se dalle città svizzere dei cantoni più poveri ancora fino al tardo '800 si emigrava in cerca di una vita economicamente sostenibile, città libere come Ginevra e Basilea, dopo l'avvento della Riforma, già erano raggiunte da coloro che fuggivano le persecuzioni dell'Inquisizione papale: un'immigrazione prevalentemente intellettuale, in cerca di libertà di pensiero e di culto.
Poi, nel tardo XIX secolo e sempre di più dopo la II guerra mondiale, la Svizzera diventa meta di persone in cerca di lavoro. Prima ancora che si concludesse, nel 1948, l’Accordo italo-svizzero d’emigrazione, gli italiani arrivavano in Svizzera a decine di migliaia. Nel 1946 ne erano giunti quasi 50.000, nel 1947 quasi il doppio e nel 1948 oltre 100.000. Oggi, si calcola che vivano e lavorino nel Paese 400.000 italiani, oltre a oltre 300.000 persone dalla ex-Yugoslavia ed altri gruppi numericamente più ridotti da altre regioni, per un totale di un milione e mezzo di persone, circa il 20% della popolazione del Paese ospitante.
Al contrario, l'Italia fino a ieri è stata esportatrice di manodopera, di persone povere che cercavano fortuna in altri Paesi. E' solo da poco tempo che siamo diventati appetibili per persone più povere di noi; le cifre parlano chiaro: tra il 1861 e il 1985 sono state registrate quasi 30 milioni di partenze d'italiani verso qualche Paese estero. Oggi, la popolazione straniera in Italia costituisce circa il 6,3% del totale.
Il complesso degli italiani, al contrario degli svizzeri, è casomai quello di essere in tutto il mondo etichettati come ladri e truffatori, donnaioli ed ignoranti.
E come in ogni luogo comune, un fondo di verità c'è. Se vi è un ambito del Made in Italy che continua a fare affari all'estero senza temere flessioni nonostante la crisi economica, questo è la malavita organizzata ed il giro internazionale del riciclaggio del denaro.

Europa Unita.
La Svizzera non si vergogna più del suo razzismo. In questo, segue l'onda europea: smette di rappresentare la parte di un paese di civiltà superiore, di un baluardo del rispetto sociale. Si tratta di un vero shock per le istituzioni elvetiche come per quelle europee.
Siamo arrivati (nel peggio) ad essere un unico continente, che non si vuole inclusivo e rende le sue società impermeabili al confronto, all'arricchimento, al cambiamento.
Un continente autoreferenziale; una civiltà morente.

E i giovani?
Di fronte alla lettera di Pier Luigi Celli su Repubblica, all'impotenza dei vecchi che hanno fatto questa società di vecchi e per vecchi, c'è un dato di speranza, un'occasione che Celli, l'Italia che conta e quella che si rimbambisce davanti alla TV potrebbero ancora non lasciarsi sfuggire.
Cresce il numero degli iscritti stranieri nelle universita’ italiane.
Oltre 50mila Provengono dall’Albania, dalla Grecia, dalla Romania e dal Camerun, aspirano a diventare medici, economisti, letterati e ingegneri, frequentano prevalentemente gli atenei del Nord d’Italia e
sono soprattutto donne.

Ne parla in una bella intervista video a RaiNews24 il prof. Patrizio Bianchi - Rettore dell’Università di Ferrara. Ve lo consiglio; è confortante ancora ascoltare queste cose.



...tornare a meravigliarsi del creato....
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