8.2.10

Memoria selettiva


Trieste, 27 gennaio. Giorno della Memoria.
La bora soffia sulla Risiera di San Sabba, le orbite vuote delle finestre sono spalancate in un urlo muto, assordante. Ogni pietra qui grida il suo monito, la sua memoria. Che oggi, però, sebra doversi far spazio a morsi in mezzo a un altro tipo di memoria che riempie il piazzale: la memoria d'ufficio, quella delle frasi di circostanza, quella che si rispolvera una volta all'anno; che a Trieste, e ancora di più qui in Risiera, stride dolorosamente. Insopportabilmente. Forse perché qui ogni sangue è stato versato, o forse perché qui la memoria affonda le unghie in ferite ancora aperte. Forse qui più che altrove la memoria è allenata a mantenere uno sguardo d'insieme, a non procedere a scompartimenti stagni, a venirsene dal passato a importunare il presente: memoria che, come nell'insegnamento biblico, non è mero ricordo degli orrori del passato, ma monito contro il rischio di comportarci oggi come i persecutori di un tempo, urgente appello alla coerenza nelle azioni del presente.
COERENZA. Il presidente del Senato, stella gialla al petto, educa la folla sul fatto che la verità sull'Olocausto vada affermata, ricordata e compresa "fino in fondo". E che "ogni ipocrisia vada smascherata". Smascherare ogni ipocrisia. Detto, fatto. Per combattere ogni ipocrisia, non vengono ricordati affatto i circa 5.000 Testimoni di Geova vittime di allora, e nemmeno la loro Intesa con lo Stato che oggi ammuffisce in attesa di approvazione da parte del Governo.
Memoria selettiva. Per evitare ogni ipocrisia, non vengono ricordate affatto le 15.000 vittime omosessuali di allora, e nemmeno come oggi si assista a un'ondata mai vista di violenza omofoba, con il silenzio-assenso del ministro delle Pari Opportunità ("L'omosessualità non è più un problema". Per gli altri, sicuramente).
Memoria selettiva. Per evitare ogni ipocrisia, non vengono ricordati i più di 220.000 Rom vittime di allora. E nemmeno la legge, che il presidente del Senato ha visto passare sotto i suoi occhi, che impone la schedatura dei bambini Rom: la prima legge basata sulla razza dalle "leggi razziali" del 1938; leggi che furono, "sbadataggine" dell'oratore, annunciate proprio a Trieste. Memoria selettiva.
"OGGI siamo tutti ebrei", è il finale a effetto del discorso. Forse, invece di affermare a parole di essere tutti ebrei per un giorno, dovremmo far uso della memoria per essere più coerenti e meno ipocriti nelle azioni di ogni giorno. Le parole che spendiamo oggi non costituiscono prova di per sé dell'aver imparato la lezione della Storia: diventano più spesso atto d'accusa a nostro carico quando smascherano la nostra stessa incoerenza. (...)

Michel Charbonnier

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