11.5.10

Soltanto i racconti

"Soltanto i racconti (...) potranno
impedire ai nostri figli di brancolare
come mendicanti ciechi contro
le spine della siepe di cactus"

Chinua Achebe, Termitai nella savana

E' dalle ultime elezioni che non scrivo più. Né ho intenzione di continuare.
Sono infinite le ragioni che mi hanno spinto a questa scelta. Potrei parlare all'infinito della delusione e dell'amarezza che mi hanno dato i risultati elettorali, che hanno sistematicamente premiato i peggiori (di destra o di sinistra), i più inetti, quelli che le sparano più grosse, i gruppi legati alla malavita organizzata, i più corrotti,  quelli che già hanno dimostrato una prassi opposta rispetto alle promesse elettorali...

Ma la cosa che veramente mi fa sentire l'inutilità di questo spazio di espressione è che ho preso coscienza in questi ultimi tempi di quale livello di degrado abbia raggiunto la nostra società.
Degrado di valori.

Ho già detto del premio elettorale ai disonesti, ai ladri, agli affiliati alle varie mafie. Si perde il lavoro e non si sciopera, si vede la scuola distrutta e non si protesta, neanche quando sono i nostri figli a rimetterci. La polizia massacra senza ragione, come è accaduto con tutta evidenza a Stefano Gugliotta, e con meno evidenza tante altre volte. Ci si accanisce contro i bambini: se nati qui da genitori stranieri, possono essere privati dei loro diritti, strappati ai genitori, lasciati senza assistenza sanitaria, messi nei lager dei grandi o spediti come pacchi postali in paesi che non conoscono. Oppure cacciati da casa alle 5 del mattino in pieno inverno e buttati in mezzo ad una strada, come succede in questa bella Verona, con la presenza attiva del sindaco ed un dipendente comunale preposto a filmare la scena: un'efficace pubblicità per le future  campagne elettorali!
La verità è costantemente falsificata, ed i giornalisti (anche e soprattutto quelli intelligenti e critici) proni alla menzogna, senza alcuna dignità. I dipendenti pubblici sono stangati, e votano ancora per i loro aguzzini. La gente vorrebbe tacessero i giudici che rischiano la vita per la giustizia, solo per fare il loro dovere, e parlassero quelli che condannano sulla base di leggi inique e discriminatorie, o quelli che insabbiano. La gente svende i diritti del proprio corpo: repressi i bisogni fisiologici, la dignità, l'integrità, si trasforma in un parco di macchine produttive depresse, che vengono buttate via quando non servono più; tanto, l'Inps è depredato dallo stato alla ricerca disperata di soldi per tenere in piedi il tendone dello squallido spettacolo che dà di sé; tanto, solo i giovani, che non trovano lavoro, e gli stranieri, che vengono discriminati e cacciati, potrebbero pagare i contributi per noi.
Ognuno odia il vicino, i giovani, gli anziani, gli stranieri, i settentrionali o i meridionali, gli statali o i dentisti, li odia in autobus, nelle code, per strada, al lavoro.

Si ingurgita spazzatura nello stomaco e nel cervello. Quantità infinite di alimenti OGM o inquinati, antibiotici, medicinali in infinita catena, in cui ognuno serve a  tenere sotto controllo i danni provocati da quello precedente, e alleviamo tumori e depressioni. Bulimici anche della spazzatura televisiva, assuefatti alla merda, incapaci di distinguere ciò che introiettiamo, siamo ormai allergici alle cose buone, a qualsiasi bellezza, qualsiasi verità.

Inutili gli appelli a pensare.
Il baco si è talmente infilato nel cervello che non si è più in grado neppure di scegliere ciò che è più conveniente.
E' tutto un mondo simbolico che viene a mancare. Stiamo lasciando per strada, come un vecchio abito, alcuni princìpi elementari, animali, quali la ricerca di ciò che è bene per noi, l'istinto di sopravvivenza, sublimato nella protezione dei piccoli che ci sopravviveranno...
Abbiamo perduto i racconti, come aveva predetto ai popoli africani Chinua Achebe nei suoi romanzi, e siamo mendicanti ciechi, che non sanno più vedere l'amore, la gioia, la solidarietà, la felicità, gli ideali a cui tendevano i nostri padri.
Senza i racconti, dalle favole dei bambini alle leggende alle storie sacre di qualunque tipo, abbiamo perso le nostre radici, il senso di noi, della società, del pensiero, del dialogo, della giustizia, dell'eroismo, dell'altruismo...
Ci condanniamo a vivere in un deserto, che noi stessi abbiamo desertificato da sentimenti, desideri, utopie, sogni.

Allora, è giunto il momento, per la vostra Cometa, di  tornare nella clandestinità.



E' chiaro
Che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa
E' muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perchè lo protegge il mare
Com'è profondo il mare

Certo
Chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l'oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare


Addio!